E così il ministro Gelmini ha scritto una lettera al sindaco di Adro: via i simboli della Lega dalla scuola. Lui chiaramente s’oppone, e la telenovela continuerà ancora per chissà quanto. Nel frattempo però abbiamo capito tutti una cosa davvero importante: avere un governo labile e uno Stato debole porta chiunque sia dotato di un certo potere a pensare di mettere legittimamente le mani sul pezzo di vita sociale che gli interessa di più.
La scuola, per esempio. Un sindaco se la vende direttamente al partito. La moglie di un Senatur chiede i soldi per la didattica della causa padana a un governatore amico, pure lui specializzato nel trasformare aule scolastiche in templi per futuri mercanti.
Ma non è solo una faccenda politica visto che anche un ricco signore di cognome Benetton ha regalato un asilo (stiloso, of course) al paesino dove ha piantato la sua azienda. E un collega ancor più trendy ha appena inaugurato la scuola elementare Della Valle invitando in quel di Casette D’Ete, sperduta provincia marchigiana, mezzo gotha nazionale: Gianni Letta, Luca Di Montezemolo, Enrico Mentana, Maurizio Belpietro, Carlo Rossella, Clemente Mastella e signora. Costo dell’opera: 3,7 milioni di euro, più i salatini per la festa.
I fortunati bambini che vivono in prossimità dei generosi mecenati avranno a disposizioni classi high tech, materiali bio e giardinetti alla moda. Chi vive in zone economicamente depresse s’accontenti invece degli scarni lasciti ministeriali by Mariastella G.
Ma, soprattutto, chi cresce in un’aula Benetton o Della Valle, non rischia di sentirsi già marchiato all’origine? Gli imprenditori di successo made in Italy non potrebbero donare i soldi alle istituzioni competenti lasciando scegliere alla pubblica amministrazione se sia più urgente allargare la palestra di uno scrostato istituto superiore o istallare un’anonima scala antincendio dove serve davvero, anziché collezionare file perfette di piccoli banchi dietro cui veder sorridere tenere guancette innocenti?
L’obiezione dei donatori è nota: se consegni i soldi al pubblico buonanotte, chissà cosa ci fanno. Magari ti ritrovi a finanziare un collegio per giovani adoratori di Odino o un corso per manager rampanti di Comunione e Fatturazione. Meglio allora tirar su l’edificio sotto casa (magari estirpando la vecchia vigna, come ha fatto Benetton) e controllare passo passo i frutti dell’investimento.
Certo passare dal controllo dei banchi a quello delle persone è un rischio serio. Se un politico o vip qualsiasi può comprarsi il bene sociale primario, la scolarizzazione, non serviranno più veline né pubblicità patinate. Fin dalla più tenera età il cittadino saprà già benissimo cos’è importante nella vita, senza nemmeno uno spot elettorale o un reality show. Un sole stilizzato, una bella croce, un nome fashion che fa scattare tutti sull’attenti: il tricolore, ormai, viene molto dopo.