Il senatore Paolo Guzzanti l’aveva più prosaicamente chiamata mignottocrazia e in Italia se ne parla da tempo. In inglese si dice The “Bordello State”, lo stato bordello, e il copyright spetta a Foreign Policy – prestigioso bimestrale che può vantare Samuel Huntington tra i suoi fondatori e personaggi come Moises Naim, Francis Fukuyama o Eric Hobsbawm nelle sue pagine. Al bordello italiano la rivista ha dedicato un lungo articolo lo scorso 14 settembre. E se la parafrasi di Dante non è delle migliori – “nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di province, ma bordello” è l’originale – il messaggio è arrivato chiaro e forte , tanto da scatenare una mezza lite con l’ambasciatore italiano negli Stato Uniti, Giulio Terzi, che si è detto indignato per il paragone.
La citazione dalla Divina Commedia non nasconde la trafila di giudizi. Scrive James Walston, professore di Relazioni internazionali all’Università america di Roma, nel suo lungo articolo: “Donne e uomini, giornalisti e professionisti, hanno dato via le loro menti e i loro principi, anziché i loro corpi”. Ma anche quelli servono: “Alcune donne arrivano in Parlamento attraverso una camera da letto” scrive Fp senza mezzi termini.
In realtà l’articolo è una lunga analisi della politica italiana, ben oltre i suoi vizi e vizietti. Scrive infatti Walston: “Dalla fine di luglio manca una chiara leadership, ma nell’ultimo periodo l’assenza di orientamento è diventata parossistica”. E aggiunge: “Berlusconi ha passato la gran parte del mese di agosto a minacciare elezioni anticipate solo per far rientrare il riottoso Gianfranco Fini”. E qui Dante si spiega: “Citarlo, lo ammetto, è l’ultima risorsa di un furfantello o di uno scribacchino pigro, ma questa citazione è troppo calzante per non farlo”. Quanto alla politica estera, scrive ironico, i successi con l’amico Putin e il leader libico Gheddafi non hanno impedito “l’imbarazzante scena di navi donate dall’Italia alla Libia che sparano su un peschereccio italiano”.