Azienda i Vigneri*
Alle pendici del vulcano più alto d’Europa, il suggestivo e fumante Etna, la viticoltura ha attraversato i millenni. Ma è alla fine del XIX secolo che la produzione e il commercio del vino raggiunsero l’apice: circa 100 milioni di litri, pochissimi imbottigliati. Le uve erano vinificate presso i vigneti a terrazze in pietra lavica, nei cosiddetti palmenti, ossia costruzioni (anch’esse in pietra lavica) adibite alla vinificazione. Poi il vino veniva trasportato a Riposto, il “porto dell’Etna”, da dove prendeva il largo verso l’Italia settentrionale e l’Europa. Nel XX secolo ci fu il declino della vitivinicoltura, a causa della fillossera (pidocchio che distrusse le vigne di tutta Europa), della Guerra Mondiale, di gravose tasse riservate solo al vino siciliano, dei costi di una coltivazione senza meccanizzazione. Dunque nelle aree impervie si abbandonarono i vigneti; nelle altre aree essi furono soppiantati dagli agrumeti.
Così, dei circa 40 vitigni che prosperavano, ad oggi rimangono perlopiù il Nerello Mascalese, il Nerello Cappuccio, Il Carricante, la Minnella e l’Alicante. Sono per la maggior parte vigne vecchie (alcune di 150 anni e forse più), coltivate ad alberello su terreno vulcanico sabbioso, perfino sopra i 1000 metri d’altitudine. L’alberello è infatti uno dei simboli della viticoltura etnea, retaggio della scuola greca.
Salvo Foti da più di vent’anni si adopera per proteggere tali vigne ad alberello, i vitigni superstiti, tutto il patrimonio paesaggistico e culturale etneo: è il protagonista della rinascita della vitivinicoltura etnea. Ha 48 anni. Enologo, viticultore, giornalista, scrittore, consulente… è quanto di più lontano si possa immaginare da un affarista. Il suo amore per la terra etnea, lo ha indotto a fondare un consorzio: i Vigneri. Esso prende nome dalla “Maestranza dei Vigneri”: importante associazione di viticultori che nacque nel 1435 e diffuse la perizia vitivinicola nell’area etnea. Dal 2009, I Vigneri è un consorzio con statuto “che ha per oggetto la tutela delle tradizioni vitivinicole della Regione Siciliana e dell’Etna, in particolare la conservazione della biodiversità, la valorizzazione delle risorse naturali, umane e scientifiche del territorio siculo ed Etneo in particolare”.
Ma I Vigneri è anche il nome dell’azienda privata di Salvo, che fa quattro vini, poche migliaia di bottiglie in tutto: il Vinupetra , uno dei migliori vini dell’Etna, prodotto a 700 metri, in vigna Calderara. Proviene cioè dal versante nord della Montagna di Fuoco, area di vini rossi, dove si trova quasi la metà di tutta la produzione vinicola etnea. Il Vinupetra è un rosso da vigne centenarie di Nerello Mascalese, Nerello cappuccio, Alicante e Francisi (cosi nominati tutti quei vitigni di cui s’ignorava il nome). È fermentato in botti di legno da 500 litri, aperte, e maturato in barricche usate. Vinupetra 2006 (33 euro) è un vino rappresentativo: succoso e fresco, profumato e sapido. Delizioso. È meglio del 2005, ed anche del 2004.
Inoltre, Salvo Foti produce 7-800 bottiglie di un vino chiamato semplicemente Etna Rosso (17 euro). Esso proviene dai vari vigneti delle aziende appartenenti al Consorzio I Vigneri, che ogni anno cedono una parte del raccolto ai coltivatori della vigne stesse per consumo quotidiano. È un vino fermentato e maturato in vetro cemento. Nel 2008 spicca per finezza e precisione di aromi, nella sua gustosa semplicità.
C’è poi un vino bianco, il Vinujancu appunto. Da vigne alberello piantate nel 2005 a ben 1200 metri: Carricante, Riesling renano, Grecanico, Minnella. Vinificato in acciaio, riporta in etichetta la scritta “non contiene solforosa” che è diversa dalla scritta “non contiene solforosa aggiunta”. Difatti Salvo Foti afferma, dati di laboratorio alla mano, che il vino non presenti alcuna quantità di solforosa: nemmeno quelle che ci si aspetterebbe di trovare prodotte dai lieviti di fermentazione. Tale vino è un IGT, in quanto la vigna si trova qualche decina di metri fuori dell’area che è stata delimitata DOC mezzo secolo fa. Il Vinujancu 2008 (27 euro) è un vino sapido, giovane e caratteristico, non del tutto equilibrato.
Infine, da una vigna a 1300 metri, la più alta d’Europa, si produce un rosato: Vinudilice (27 euro). Rosato fin dalla vigna che presenta sia vitigni a bacca bianca sia a bacca rossa, vendemmiati a novembre. Un vino singolare, talora abboccato e facile a bersi, anche se non privo di imperfezioni. Attesta il valore di una viticoltura del passato: per coltivare la vigna, a tale altitudine e nel mezzo d’un bosco di lecci, ci si può avvalere usare soltanto di muli. Riecheggiano le parole di chi afferma di essere sull’Etna, più che in Sicilia: c’è un alta piovosità media annuale e si vendemmia ad ottobre senza calura.
Ci auguriamo che i vini dell’Etna rimangano sull’Etna, e non digradino, nel futuro prossimo. Si consideri che in una decina di anni, si è passati da 9 aziende vinicole a quasi 200. I vini di qualità, però, non sono altrettanti.
*Contro la confusione di un paese che conta una decina di diverse guide vinicole, vi proporremo le aziende e i vini più rappresentativi di ogni regione. Vini d’ogni prezzo che preservano l’unicità del patrimonio vitivinicolo, gustativo e culturale italiano. Ogni volta sarà riportato il prezzo di cantina.