di Marcello Ravveduto
Ignazio Scassillo è di Torre Annunziata in provincia di Napoli. Ha un nome che non si dimentica. Ho scoperto questo musicista per caso. Il suo manager, Alfonso Galdi, ha postato un suo video sulla pagina Facebook di Strozzateci Tutti. La canzone era intitolata “Il camorrista“. Mi ha incuriosito e così ho ascoltato. L’inizio ha il tipico fraseggio dello swing. Il dialogo tra pianoforte e clarino subito si distingue, quasi presuntuoso. Ricorda un po’ “Vieni via“. La voce poi è roca, proprio come quella di Paolo Conte. Vale la pena di trascrivere il testo:
“Sono un camorrista/ ho un bunker sotto casa/ sono un intoccabile, spietato e sanguinario/ per questo ricercato perché sparo all’impazzata/ ammazzo chi mi pare perche sono un prepotente./ Ho un figlio di tre anni/ biondino e intelligente/ è un figlio di puttana che diventerà un eroe./ Saprà farsi valere nell’onorata società,/ peccato che da qui non posso controllarlo./ Ma adesso vi racconto un po’ della mia storia/ quand’ero vivo e vegeto e gran figlio di puttana./ Sognavo i soldi facili/ e senza mai un lavoro/ riuscivo con la forza ad essere importante./ Una sorta di guerra per la sopravvivenza/ non c’era niente da mangiare non c’era pane quotidiano/ né cultura per capire/ a scuola non ci son mai andato/ per fortuna c’è un politico che mi ha dato una mano./ Pensavo ai miei fratelli che non avevano un lavoro/ né cultura per capire/ a scuola non ci son mai andati/ mangiavano e bevevano e sempre in allegria/ ma inesorabilmente ammazzati come me./ Ero un camorrista avevo mille amici/ giudici, avvocati e qualche pezzo da novanta./ Un giorno sono morto come un fesso, un grande fesso/ ricordo stavo al cesso e due sicari mi han scoperto./ Centomila spari tutti quanti di lupara/ mi han ridotto un colabrodo/ ta ta ta ta./ Adesso che all’inferno non ho niente da sperar/ mi basterebbe un gesto o solo una parola./ Mi pento di esser nato/ e un consiglio voglio dare/ dal fuoco che mi brucia/ che mi frusta crudelmente./ La vita è un grande sogno/ l’unico reale/ non dar retta agli spietati/ sono morti appena nati./ Sono infami come/ sono pazzi più di me/che non han creduto ai sogni/ che non han creduto in niente/ e hanno paura/ hanno paura/ hanno paura/ di tutto di tutti/ di tutto di tutti/ di tutto di tutti/ hanno paura/ hanno paura/ hanno paura…”
L’artista, in occasione della decisione di inserire la canzone nella biblioteca digitale (presso l’Università Federico II di Napoli) sulla camorra, ha dichiarato: “E´ la storia di un camorrista pentito che racconta la sua storia in vita e ne fa un resoconto dopo la sua morte… ha un testo molto forte. Credo che l’arte in genere può fare tanto e può smuovere le coscienze. Attraverso la musica, io cerco di coinvolgere la gente, facendola riflettere sulle tante piaghe sociali che mortificano il nostro territorio”.
Una cosa è certa, fino ad oggi mi sono dovuto occupare di canzoni e cantanti napoletani che interpretano testi con cui giustificano l’appartenenza ad un clan, quale unica via d’uscita ad un’esistenza marginale.
Da oggi, invece, grazie a Scassillo, so che ci sono anche autori campani in grado di indurre alla riflessione civile e di indicare il camorrista non come un eroe locale, ma per quello che è: un uomo senza cultura, ricco e prepotente, con amicizie importanti ma che in fondo “ha paura di tutto e di tutti”.