E’ indagata per concorso esterno in associazione mafiosa. E nonostante questo non si dimette. Pasqualina Straface (ex An), sindaca di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, alla guida dal giugno 2009 di una coalizione di centro-destra (Pdl e Udc), non lascia e mantiene la poltrona. Il suo nome compare nell’inchiesta Santa Tecla, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che nel luglio scorso ha eseguito 67 ordinanze di custodia cautelare in carcere per presunti appartenenti e sodali della ‘ndangheta, mettendo a segno anche un sequestro di beni per 250 milioni di euro.
Il sindaco Straface si dice fiduciosa nel lavoro della magistratura e pronta a dimostrare la sua estraneità alle accuse (ha già incontrato il pm rendendo dichiarazioni spontanee).Eppure, secondo i magistrati, avrebbe goduto dell’appoggio elettorale della ‘ndrangheta. L’obiettivo della mafia calabrese, anche a Corigliano, è la gestione degli appalti, delle commesse pubbliche per favorire imprenditori contigui. Nello specifico: i fratelli di Pasqualina, attualmente detenuti al 41 bis. Fratelli, scrive il gip Emma Sonnia nell’ordinanza di custodia cautelare “indicati da numerosi collaboratori di giustizia come soggetti da sempre legati all’onorata società coriglianese”.
Il sostegno politico alla sindaca emerge da intercettazioni e dal racconto di diversi pentiti. Tra questi Vincenzo Curato, ma anche Carmine Alfano, cognato e uomo di fiducia di Maurizio Barilari, ritenuto il capo clan. Alfano il 13 dicembre 2007 al pm Vincenzo Luberto, racconta: “Il legame tra gli Straface e la famiglia coriglianese si è ancor più consolidato per il tramite di Pasqualina Straface che è sorella di Franco e Mario. Pasqualina Straface è stata individuata quale rappresentante politico di quello che possiamo definire il sodalizio intercorrente tra i fratelli Straface e l’onorata società coriglianese che è in grado di incidere pesantemente sul corpo elettorale”. Alfano spiega come avviene il controllo del corpo elettorale: “Prima delle elezioni le famiglie più bisognose vengono rifocillate con beni di prima necessità acquisiti presso i supermercati e beni deperibili in prossimità della loro scadenza”.
E mentre la sindaca continua a negare ogni appoggio elettorale da parte di ambienti del crimine organizzato, Pd e Idv ne invocano le dimissioni. Sulla stessa linea anche la deputata finiana Angela Napoli che ha scritto al ministro dell’Interno Roberto Maroni per chiedere lo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose. “A oggi non si hanno notizie – denuncia in una interrogazione parlamentare – sul dovuto invio di una commissione d’accesso a quel comune”.
La storia intreccia mafia, politica e imprenditoria. Una strana ragnatela dentro la quale sarebbe finita anche la sindaca Straface. Ecco, dunque, i fatti. Tutto parte da un giro di droga tra Calabria e Lombardia. Tra i reati contestati c’è l’associazione mafiosa, l’usura, l’estorsione e il traffico di droga. La ‘ndrangheta, accertano gli inquirenti, fattura anche il pizzo con società di copertura. Tra i fermati non mancano gli imprenditori, accusati di collusione con le cosche. In carcere finiscono anche i fratelli della sindaca, Mario e Franco Straface. I due nell’agosto scorso, un mese dopo la retata, vengono messi al 41 bis, il carcere duro. La sindaca, però, non si scompone. Quando scoppia l’inchiesta indice una conferenza stampa. E, non ancora indagata, elenca i politici amici che le hanno espresso solidarietà: “Il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti. Il coordinatore vicario provinciale del Pdl Giuseppe Caputo. Ringrazio gli amici dell’Udc, avendo ricevuto solidarietà personale dall’onorevole Mario Tassone, dal presidente del Consiglio regionale, Franco Talarico, dall’assessore all’Agricoltura, Michele Trematerra, dal Consigliere nazionale del partito, Cataldo Russo”.
Alla notizia, arrivata alla fine di agosto, dell’iscrizione nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa, la sindaca Straface ha dichiarato ai giornali locali di volere onorare il patto con gli elettorali e di continuare il suo mandato. “Sono convinta della innocenza dei miei fratelli – ha assicurato – e ne attendo il riconoscimento giudiziale”.
Il presunti rapporti con le ‘ndrine aprirebbero una fase due dell’inchiesta che potrebbe portare a nuovi colpi di scena e al coinvolgimento di altri personaggi politici di primo piano. La sindaca resta al suo posto mentre si attende che il ministro Roberto Maroni batta un colpo perché Corigliano non diventi come Fondi, atto secondo.
di Nello Trocchia