La direzione nazionale del Pd è durata poco più di tre ore. I democratici si sono riuniti dopo dopo giorni di tensione per l’inizi ativa di Veltroni, Fioroni e Gentiloni che hanno raccolto 75 firme su un documento di critica alla linea del partito. Detto fatto. Pierluigi Bersani tira dritto per la strada indicata a Torino, assicurando che la bussola c’è. Franceschini propone di passare alla gestione unitaria, Veltroni conferma le critiche ma non vota contro la relazione del segretario.
Bersani apre la riunione della direzione del Pd dicendosi “aperto alle interlocuzioni”. Ma aggiunge: “Rispetto al discorso di Torino non ho niente di sostanziale da correggere. Lì c’è la bussola e la direzione di marcia”. Poi prescia: “Ascolterò con attenzione se la direzione la penserà allo stesso modo ma oggi dobbiamo decidere in modo chiaro la rotta”. Il segretario del Pd ha definito un errore il documento dei 75 ed ha fatto notare che “gli organismi dirigenti non possono diventare l’infermeria delle ammaccature che avvengono sui giornali” perché “i nostri elettori ci vogliono combattivi e chiedono di lavorare per evidenziare la crisi del berlusconismo. Insomma no al gioco dell’oca, non possiamo ricominciare sempre dall’inizio”.
Il punto è fissato. “No alle chiacchiere politiciste”, il Pd si concentri sul proprio progetto. “La mia narrazione – ha proseguito – è un sogno, ma con le gambe per camminare. Il Pd ha la responsabilità del progetto e non deve delegare niente a nessuno”. Nulla di nuovo, dunque. Neanche sulle allenaze che ci saranno certo “ma nona tutti i costi”
Ancora Franceschini ha ribadito le critiche al documento, ma ha anche stigmatizzato chi come Rosy Bindi ha parlato di vigliaccheria. Poi ha proposto di passare dallo “schema maggioranza-minoranza che non funziona” al “momento della collegialita’”. Tradotto: “Unità non significa sottoscrivere tutto, ma scegliere un metodo, ora da Bersani mi attendo disponibilità e un luogo collegiale per le scelte”
Marco Minniti ha affermato che “un partito più è forte e sa scegliere più può stringere alleanze efficaci” e ha sottolineato che “il compito della minoranza non è farsi sussumere nella maggioranza, ma quello di tenere aperta una discussione utile al partito”. Per questo Veltroni, Fioroni e Gentiloni stanno valutando se astenersi nel voto finale della direzione o non partecipare al voto.