E’ notte e mi sto gustando su YouTube alcuni video di Frank Zappa che ancora non avevo visto (una versione chilometrica di “King-Kong” del 1968, le geniali animazioni di plastilina di Bruce Bickford). Visto che ci sono, occhieggio anche la mia bacheca di Facebook e l’occhio (e non solo quello) mi cade sulla seguente notizia, tratta da un articolo di Famiglia Cristiana del 20 settembre.
Il ministero dell’Istruzione e quello della Difesa, con l’avvallo di Tremonti, avrebbero firmato un protocollo per introdurre nei licei la creazione di “pattuglie” di studenti che andranno impegnati in lezioni di tiro con la pistola e in percorsi “ginnico-militari”!
L’iniziativa si chiama “Allenati per la vita”, un corso teorico e pratico, valido come credito formativo scolastico e inserito nell’attività scolastica di “Diritto e Costituzione”. E a cosa servirebbe, domanda il giornalista di Famiglia Cristiana? Ad accumulare esperienze di condivisione sociale, culturale e sportiva, informa la circolare spedita ai professori della Regione Lombardia, precisando che “le attività in argomento (corsi di primo soccorso, arrampicata, nuoto, salvataggio, “orienteering” cioè sopravvivenza e senso di orientamento, tiro con l’arco, uso della pistola ad aria compressa, percorsi ginnico-militari) permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alle Forze Armate, alla Protezione Civile, alla Croce Rossa e ai gruppi volontari del soccorso”.
Secondo il progetto Gelmini-La Russa, “la pratica del mondo sportivo militare, veicolata all’interno delle scuole, oltre ad innescare e ad instaurare negli studenti la ‘conoscenza e l’apprendimento’ della legalità, della Costituzione, delle istituzioni e dei principi del diritto internazionale, permette di evidenziare, nel percorso educativo, l’importanza del benessere personale e della collettività attraverso il contrasto al ‘bullismo’ grazie al lavoro di squadra che determina l’aumento dell’autostima individuale ed il senso di appartenenza ad un gruppo”. Seguirà, a fine corso, “una gara pratica tra “pattuglie” (!) di studenti”.
Spengo YouTube e sento una rabbia sorda montare, accompagnata da un rialzo di disperazione. Al peggio non c’è mai fine e la debacle della scuola italiana, per non dire della coscienza civile di questo Paese, pare ormai inarrestabile, e ad un ritmo vertiginoso. E allora mi viene in mente un giorno di agosto dell’anno passato. Una giornata calda e soleggiata in quel di Genova, a portare l’ultimo saluto a Fernanda Pivano. Ascoltando l’omelia ostinata e contraria del grande Don Gallo, deturpata e umiliata dal clero ufficiale, ho ripensato agli ideali di pace di una donna come Nanda, capace di attraversare un secolo intero, passando indenne attraverso gli orrori dell’ultima Guerra insieme a Pavese e poi farsi messaggera dell’antifascismo di Hemingway prima e degli ingenui ma per nulla stupidi ideali di “Love And Peace” della Beat Generation e degli Hippies poi (Allen Ginsberg che distribuiva lettere di protesta ai tassisti newyorkesi perché le spedissero per fermare la distruzione dell’unico atollo di corallo azzurro al mondo, minacciato e poi distrutto da un mostruoso aeroporto progettato da Renzo Piano!). Ho salutato quella “ragazza di 90 anni” che a quegli ideali aveva creduto nel bene e nel male, e per quelli s’era battuta tutta la vita. Poi, dopo qualche ora, il ritorno a casa e l’abbraccio di mio figlio di 4 anni che mi mostra tutto fiero l’ultimo regalo ricevuto da un conoscente macedone: un mitra di plastica.
Una società che ritiene “normale” che ad un bambino di 4 anni si possa regalare un mitra come giocattolo, può anche arrivare, dopo le “ronde” cittadine, ad istituire delle “pattuglie” nelle scuole superiori e continuare a coltivare il mito della violenza, con tutti gli alibi del caso, in tutte le sue possibili e perverse declinazioni. Ma rimarrà per sempre una società perdente, autocondannata ad un destino di miseria culturale, prima di tutto. Cos’altro ci si deve aspettare ora dal Lunapark Italia?