A pochi giorni dall’evento di Cesena – la nuova Woodstock grillesca per cui gli organizzatori prevedono l’arrivo di almeno 70 mila persone nella città romagnola – la commissione Affari costituzionali del Senato ritira fuori dai cassetti le 360mila firme della proposta di legge del Movimento 5 Stelle per un “Parlamento pulito”.
“Questo ddl – afferma il presidente della commissione, Carlo Vizzini (Pdl) – proprio come ha scritto il Fatto (il 9 settembre scorso, ndr), essendo già alla seconda legislatura, rischia di morire e perdersi per sempre. Per il rispetto che dobbiamo ai 360mila cittadini che hanno firmato, la commissione ha deciso di riprenderlo in esame”. Insomma, dopo l’articolo del Fatto – che spiegava come una proposta di legge popolare resta in vita per due legislature prima che le firme vengano portate in un polveroso archivio parlamentare – i senatori hanno ricominciato a discutere del provvedimento che chiede: un Parlamento senza condannati (in via definitiva, o anche in primo grado se si tratta di mafia), un limite di due mandati per onorevoli e senatori e la reintroduzione delle preferenze.
IL rischio grosso dell’archiviazione è diventato concreto quando la poltrona di Palazzo Chigi su cui è seduto Silvio Berlusconi ha cominciato a scricchiolare con la scissione del Pdl. Un rischio niente affatto scongiurato, ma Vizzini prende un impegno: “Speriamo di ricongiungere questa proposta di legge al dibattito complessivo sul sistema elettorale. Altrimenti tenteremo di rimandare alla discussione in Aula, comunque, quei tre punti toccati da quest’iniziativa di legge popolare”. I tempi sono tiranni, ma Vizzini avverte: “Purtroppo il dibattito su questo provvedimento non può essere breve: andranno fatte altre audizioni tecnico-giuridiche, penso fra gli altri al procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso. Perché, ad esempio , personalmente non sono certo che la reintroduzione delle preferenze sia un fatto completamente positivo, soprattutto in alcune aree del Sud”.
Beppe Grillo, dal canto suo, commenta così: “Non vorrei aggiungere altre parole, vorrei cominciare a vedere qualche fatto. Io sono andato a parlare con questi signori, ho fatto la vittima, ho fatto di tutto. Se questa legge popolare finirà in Parlamento mi aspetto che il primo firmatario possa andare a spiegare che cosa quel testo contiene. Se sarò interpellato dai senatori, quindi, andrò volentieri”. Se, però, la discussione ripresa in commissione non dovesse portare a nulla, se la proposta di legge popolare finirà in soffitta con una fine prematura della legislatura? Il comico Beppe si trasforma nel Grillo mannaro di sempre: “Pazienza, ma non finiranno in nessuna soffitta, andremo a riprendercele noi quelle firme”.