È proprio vero che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Ci hanno provato, con la tre giorni di Porta Pia, a riscrivere la storia. Si è cianciato di riconciliazione con la Chiesa cattolica, mentre si voleva celebrare lo sdoganamento dello Stato Città del Vaticano (e infatti alla cerimonia c’era il Segretario di Stato).
Sono bastati cinque giorni per riportarci alla realtà: i fatti, se non li affronti, ritornano come misfatti.
21 settembre: il Presidente dello Ior –la banca dello Stato Vaticano- viene indagato per riciclaggio, 23 i milioni di euro sequestrati dalla Procura.
24 settembre: sulle denunce dei Radicali Turco e Pontesilli la Commissione europea apre una procedura di infrazione contro l’Italia per i privilegi fiscali concessi agli enti ecclesiastici sulla base del Trattato con lo Stato Vaticano.
È così che, d’un tratto, quello che hanno cercato di camuffare nei gironi scorsi riaffora in tutta la sua verità.
Il problema non è la Chiesa cattolica, la sua influenza sulla morale o il suo diritto di parola.
La questione che (quasi) nessuno ha il coraggio di affrontare è quella dello Stato Città del Vaticano.
L’immenso potere economico, mediatico, finanziario che consente alle gerarchie vaticane di soffocare la libertà all’interno della Chiesa cattolica e di inquinare l’economia e la democrazia italiana nasce tutto dall’esistenza di uno Stato, che come tale ha i suoi fini politici e materiali.
Per questo ho parlato di revisionismo rispetto alle cerimonie della Breccia: nel 1870, ad essere battuto fu il potere temporale della Chiesa, lo Stato Pontificio e una determinata visione della società, della libertà, della politica.
Grazie a Mussolini, e al Trattato di diritto internazionale che ricrea uno Stato dentro e sopra gli Stati, il problema oggi si ripropone con sfumature diverse.
Si sapeva da decenni che lo Ior non rispettasse le convenzioni internazionali e che tale condizione lo ha posto al centro dei maggiori scandali finanziari e criminali che abbiamo vissuto in Italia.
C’è una filmografia e una bibliografia sterminata a riguardo.
Come si sapeva anche che l’immenso patrimonio immobiliare vaticano fosse alla base di una grande operazione speculativa nel settore residenziale e del turismo (esemplare una video inchiesta di David Perluigi che andò in onda all’interno di Exit) oltre che avesse un potenziale simoniaco di corruzione della classe dirigente italiana (il caso Propaganda Fide docet).
Per non parlare dell’esenzione Ici, del dimezzamento dell’Ires, del miliardo di euro che grazie all’8 per mille ogni anno viene sottratto dalle tasse degli italiani e regalato alla Cei, dei costi che sosteniamo per l’ora di catechismo nelle scuole pubbliche, per finanziare le scuole confessionali o per i cappellani nelle carceri, negli ospedali, nelle caserme.
Possibile che noi Radicali dobbiamo avere l’esclusiva del tentativo di fare argine a tutto questo?
Grandi dibattiti nei talk show non se ne ricordano.
Quando presentammo sotto il governo Prodi un emendamento per eliminare l’esenzione Ici per le attività commerciali degli enti ecclesiastici persino Vladimir Luxuria votò contro.
Quando si parla di Vaticano, non c’è Vendola, Di Pietro, Rifondazione comunista, Grillo o Pdemocratico che se ne occupi, chi per calcolo chi per convenienza.
Mi chiedo, e vi chiedo, per i lettori de Il Fatto, questi temi e i relativi comportamenti sono elemento di valutazione politica?
Per chi volesse approfondire, anni fa scrissi un articolo dal titolo “Uno Stato assoluto nel cuore dell’Occidente”, lo trovate qui.