Ieri il Giornale, che è l’inserto umoristico di Libero, parlava in prima pagina, ma solo di sguincio, del presunto scoop sulla presunta lettera del presunto ministro di Saint Lucia al suo presunto premier sulla casetta a Montecarlo (ai Caraibi non si parla d’altro). Titolo: “Tulliani: ‘Io proprietario? Tutto falso’. Ma da St. Lucia nessuna smentita”. Ecco: è Tulliani che deve dimostrare di non essere il proprietario della società acquirente, e non il Giornale a provare che lo è. E l’assenza di smentite da St. Lucia è la conferma che il proprietario è lui. Meno male che questi sono “garantisti”, altrimenti scriverebbero che Tulliani è il mostro di Firenze, poi lo sfiderebbero a dimostrare che non lo è, e se il ministro di St. Lucia non smentisse, allora vorrebbe dire che lo è.
Pagina 8: “Paradosso Cosentino, l’eterno indagato senza mai un processo. Accusato di concorso esterno, non riesce neppure a farsi ascoltare dai pm”. Se è per questo, non riesce neppure a farsi arrestare, visto che la Camera – a sua insaputa, s’intende – si ostina a impedire ai giudici di eseguire il mandato di cattura e di leggere le sue intercettazioni indirette. Secondo il Giornale, poi, “le inchieste condizionano la carriera politica di Cosentino”. E questo è vero: se emerge ancora qualche prova di camorra, quello rischia seriamente di diventare presidente del Consiglio. Quanto al voto della Camera, il Giornale titola: “L’agguato al governo fallisce. La Russa: ‘Vittoria per l’esecutivo’”. Ma che c’entra il voto sulle intercettazioni di un indiziato per camorra con il governo, la vittoria, la sconfitta, l’agguato? Dovrebbe essere un fatto tecnico-giuridico: se c’è fumus persecutionis, si dice no; se non c’è, si dice sì. Invece qui nessuno parla di persecuzione, ma la maggioranza dice no lo stesso, con queste decisive motivazioni: le prove sono “fragili” e le telefonate non dimostrano “la colpevolezza di Cosentino”, ergo i giudici non possono usarle. Ma (a parte il fatto che la Cassazione ha già detto che l’impianto accusatorio è granitico e Cosentino va addirittura arrestato) la Camera non può giudicare se le prove sono valide o meno: altrimenti i tribunali che ci stanno a fare? E la separazione dei poteri? Quisquilie.
Eccoci a Libero, che è l’inserto umoristico del Giornale. Prima pagina: “Il presidente è nudo. Fini si dichiara vittima di un complotto. Per dimostrargli che non lo perseguitiamo, non pubblichiamo le sue foto senza veli”. Sotto, una gigantografia di Fini nudo che si cambia il costume in barca, le pudenda coperte da una fogliolina di fico. La mano destra che fa il titolo non sa cosa fa la sinistra che mette la foto. Titolo garantista a pagina 2 : “La casa è del cognato. Sbugiardati i sostenitori del complotto. Nessuna smentita”. Il fatto che il cognato smentisca è un dettaglio trascurabile. Altro titolo memorabile a pagina 1: “L’inchiesta sul metrò arriva in Procura. E i finiani tremano”. Dunque, se la Procura indaga sui finiani, vuol dire che c’è del marcio tra i finiani. Ma a pagina 7 il principio si ribalta: “Strane coincidenze. Il pm che indaga sul Pdl per i rifiuti in Abruzzo era quello pizzicato nel fuorionda su Fini”. Ecco, visto che lì gli indagati sono del Pdl, se la Procura indaga vuol dire che c’è del marcio in Procura. Infatti, su reati commessi a Pescara, indaga addirittura il procuratore di Pescara e non, per dire, quello di Vipiteno: “Strana coincidenza”, dev’esserci sotto qualcosa. Non basta: la Procura di Roma investiga sullo Ior che ha sede a Roma e non solo: “Il pm è di Md” (come del resto un quinto dei pm). Resta da capire perché uno di Md non deve indagare sul Vaticano: fosse un pm sciita, buddista, animista, mormone, avventista del settimo giorno, si capirebbe vagamente la polemica. Ma Md, che c’entra Md col Vaticano? Libero chiude in bellezza su Nick ’o Mericano: “No alle intercettazioni. Vittoria di Cosentino: la rivincita contro Saviano”. Un processo per camorra diventa una partita di calcio tra Cosentino e Saviano: 2 a 0 palla al centro. Tiè.