5 dicembre 2009, No Berlusconi day. San Precario, blogger anonimo, coglie il malcontento della società civile e lancia su Facebook una manifestazione per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi. Aderiscono virtualmente in 350mila, ma in piazza San Giovanni a Roma arrivano un milione di persone da tutta Italia a cui si uniscono altri cittadini, da Berlino a Chicago. Si chiamano Popolo Viola, non hanno un partito di riferimento,chiedono legalità e che il premier rispetti la Costituzione. Indossano tutti qualcosa – sciarpa, spilla, maglione o cappello- che richiami il colore della loro bandiera. Un’esperienza unica che tenterà di replicarsi il prossimo due ottobre, per il No B Day 2.
Quella piazza è diventata il nuovo film di Claudio Lazzaro, “Bandiera Viola”, che Il Fatto ha visto in anteprima per i suoi lettori (a Roma lunedì sera presso il Cinema Nuovo Olimpia, via in Lucina16/g, ore 20.30 la prima proiezione aperta al pubblico). Ex giornalista del Corriere della Sera e già regista di Camicie Verdi e Nazirock, Lazzaro racconta l’esperienza della folla entusiasta, non violenta, che sulle note di Hey, oh, let’s go dei Ramones chiede, allora come oggi, la legge sul conflitto di interessi e un paese senza sospetti, libero dalle incombenze giudiziarie di Berlusconi e dai suoi “servi e lacché”, per uscire dalle sabbie mobili in cui affonda il Paese. E se il movimento nasce dalla Rete, Lazzaro ha pensato a una distribuzione innovativa e mai tentata in Italia, in sintonia con il contagio virale di piazza San Giovanni. “Il 28 settembre il film sarà proiettato nelle sale del circuito alternativo di amministrazioni comunali, circoli Anpi e Arci e centri sociali. Per farlo possono contattarmi via mail e scaricare il dvd attraverso una password”.
E i singoli utenti? “Potranno fare lo stesso dopo il 2 ottobre su www.bandieraviola.it e ci sarà la possibilità, come hanno fatto i Radiohead, di offrire un contributo economico alla produzione”. Non a caso si chiama Nobu Production, acronimo di “no budget”. Per Lazzaro vince la necessità di informazione e, anche senza lauti finanziamenti alle spalle, i film “si fanno lo stesso” chiedendo un versamento volontario online. A convincere il giornalista alla sperimentazione virale sono stati i fatti di attualità politica. “Come è accaduto per i miei documentari precedenti, Camicie Verdi e Nazirock, pensavo alla realizzazione di libro e dvd. Poi i Viola hanno fissato un altro No B Day, in un momento dove la maggioranza è lacerata e l’opposizione divisa. Questo film può aiutare a ritrovare lo spirito giusto e a scaldare i motori”. E la logica di Internet ha contagiato anche il documentario che “non poteva attendere i tempi editoriali, doveva circolare. E lo farà con l’anteprima virale”, puntualizza il regista.
Ma quali sono le aspettative per il 2 ottobre? Riusciranno i Viola a replicare il milione (o quasi) di piazza San Giovanni? “E’ possibile”, prosegue Lazzaro “e il film intende riflettere su criticità e pregi”. Punto primo, allora. “Il Popolo deve dibattere sulla propria identità di magma non strutturato, che produce coesioni traordinarie come quella di dicembre. A fronte di questo, sorge la contraddizione: se intende affrontare azioni unitarie si scontra con la sua matrice spontanea e il rifiuto di organizzare una classe dirigente”.
Quindi è auspicabile la presenza di un leader?“Non intendo suggerire strategie. E’ importante che riflettano su quella piazza stracolma e sulle potenzialità del tentativo, forse utopistico, di essere movimento orizzontale”, osserva Lazzaro. La fase di crescita implica una discussione sulle radici identitarie che il prossimo 2 ottobre saranno sottoposte a una verifica importante. Ma il Popolo Viola può contare anche su qualità importanti. “E’ riuscito a emozionare chi era disgustato dalla politica. Quel giorno, a Roma, c’erano tanti giovani, quelli che i partiti non riescono più a trascinare e che sperano in un mondo migliore, aperto e plurale”.Diversi dai militanti del Pdl, come mostrano alcuni frammenti del film tratti dal comizio di risposta organizzato nella stessa piazza da Silvio Berlusconi. In quell’occasione, per quanto i media abbiano tentato anche coi fotomontaggi di ribaltare la realtà, l’affluenza non poteva competere con quella del 5 dicembre 2009.
Ma le differenze tra i Viola e il popolo del Cavaliere sono prettamente culturali? “Qualcuno direbbe ‘antropologiche’”, sottolinea il regista, “ma non sono d’accordo. Credo si tratti di una diversa visione del mondo. Al comizio di Berlusconi c’erano pochi giovani:stavano sulla difensiva, urlavano contro gli immigrati. Hanno paura e si stringono intorno a un leader carismatico che promette la luna.
Cercano ancora un padre padrone”, conclude Lazzaro. Il contrario di ciò che è il Popolo Viola, anche per struttura gerarchica, capacità di mobilitazione e utilizzo della Rete. Un documentario per dibattere su una bandiera senza partiti e che, dal basso, ha compattato la società civile lo scorso 5 dicembre. Per replicare il prossimo 2 ottobre.