Vietato parlare di mafia a Sant’Agata di Militello (Messina). Anche quando il capo dell’ufficio tecnico del comune è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Nessuno può permettersi di mettere in dubbio la trasparenza e la legittimità dei provvedimenti da lui redatti. Chi lo fa (gli esponenti dell’opposizione) finisce in tribunale, come ha raccontato il Fatto Quotidiano, nell’edizione dell’11 settembre scorso. Così, per non smentirsi, l’amministrazione comunale, guidata da Bruno Mancuso, fratello del vicepresidente di Alitalia, Salvatore, ha deciso di trascinare in Tribunale anche il Fatto: nella delibera del 13 settembre, infatti, giudicando l’articolo “calunnioso e dannoso per l’immagine del comune’’, la giunta dà mandato a un legale, con tanto di parcella pagata dai cittadini, di tutelarla “nella sede che sarà ritenuta idonea”.
Segnali di nervosismo istituzionale dovuti probabilmente all’inchiesta della Direzione distrettuale di Messina che da qualche mese indaga sul legame tra affari e politica a Sant’Agata di Militello, comune della fascia tirrenica messinese dove da tempo vengono denunciate lottizzazioni illegali sullo sfondo del grande affare (50 milioni di euro) del risanamento del porto, compravendita di voti e ricatti occupazionali documentati da conversazioni registrate su cd. E dove il capo ufficio tecnico, Giuseppe Contiguglia, è indagato per mafia: di lui il Ros di Messina, che continua ad interrogare imprenditori e politici per ricostruire il quadro degli affari e accertare l’influenza delle cosche, sottolinea “la sensibilità verso le esigenze dei gruppi mafiosi operanti nel territorio”. Ma quell’indagine non basta ad accendere la spia rossa di allarme sul cruscotto dell’amministrazione comunale: chi mette in dubbio l’operato di Contiguglia viene querelato. A prescindere da ogni prudenza. E chi racconta questa storia segue la stessa sorte: querela anche per lui, con il bollo di una delibera comunale e una parcella pagata dai cittadini. Il prossimo passo sara’ forse un cartello appeso sul portone del Municipio: “A Sant’Agata è vietato non solo parlare di mafia, ma anche scrivere che non si può parlare di mafia: i trasgressori sono immediatamente querelati”.