Niente case per i Rom di Milano, e presto le espulsioni riguarderanno anche i cittadini comunitari. Linea dura del ministro Maroni, Europa permettendo
Il patrimonio immobiliare del Comune di Milano non è a disposizione dei Rom. Termina così, col sigillo ministeriale di Roberto Maroni, l’imbarazzo della giunta comunale di Milano, dove nei giorni scorsi Pdl e Lega avevano di fatto sfiduciato il sindaco Letizia Moratti, colpevole di aver messo a disposizione alcuni immobili per altrettante famiglie Rom.
“Può rimanere a Milano solo chi soddisfa i criteri del ‘Patto per la sicurezza’”, ha detto Maroni riferendosi all’accordo siglato con il Comune di Milano per l’emergenza nomadi. Nessun precedente penale, un reddito e una casa. Ecco le condizioni del governo. In caso contrario c’è l’espulsione.
Ma per chiudere i campi regolari di Milano va trovata una sistemazione per le decine di nuclei famigliari che questi criteri li soddisfano.
D’accordo con il prefetto, nominato commissario straordinario, e con le associazioni coinvolte, un anno fa il Comune aveva ottenuto che venticinque appartamenti fossero affidati al terzo settore. Si trattava di case escluse dalle graduatorie per le assegnazioni popolari perché necessitavano di manutenzione e messa a norma. Le associazioni che in questi anni hanno gestito i presidi sociali all’interno dei campi, li avrebbero assegnati in via temporanea ad alcune famiglie selezionate.
Apriti cielo. Pdl e Lega si oppongono e minacciano una mozione contro sindaco e assessore: “Non deve passare il messaggio che riserviamo ai Rom una corsia preferenziale”, ha dichiarato Giulio Gallera, capogruppo del Pdl in Comune.
A sedare gli animi è intervenuto addirittura Maroni, che oggi a Milano ha incontrato il prefetto Gian Valerio Lombardi e il sindaco Moratti. Il ministro ha parlato di polemiche ingiustificate alle quali però si deve dare ascolto. Così “per quelle famiglie si cercheranno altre soluzioni”, hanno garantito in conferenza stampa. Quali, per ora, non è dato sapere. “Il grande cuore di Milano”, ha assicurato Maroni, “saprà trovare una via d’uscita”.
Ma dalla Casa della Carità, l’associazione alla quale era stata affidata la gestione dei venticinque appartamenti, arriva un duro commneto: “Il 5 maggio abbiamo firmato un accordo con Comune e Prefettura”, spiega Don Massimo Mapelli, “e alcune famiglie sono già assegnatarie delle case. Se intendono rimangiarsi scelte e accordi che loro stessi hanno proposto”, conclude, “lo dicano chiaramente”.
La questione, ancora una volta, è tutta politica. O prendi le impronte ai Rom o dai loro le case. A pochi mesi dalle elezioni comunali certe scelte possono costare care. Il Pdl lo ha capito e la Lega, si sa, non perdona.
Tuttavia rimane confermato lo sgombero del più grande campo di Milano, quello di via Triboniano, a beneficio di una delle grandi arterie che serviranno l’area dell’Expo del 2015. Quasi centoventi nuclei familiari, per un totale di cinquecento persone, da sfrattare entro la fine di ottobre. Alcune famiglie saranno rimpatriate, alcune aiutate a sostenere un affitto, altre accompagnate nell’accensione di un mutuo. Ma all’appello mancano ancora una cinquantina di famiglie, in un campo dove la scolarizzazione dei minori è ottima e i progetti di avviamento al lavoro stanno dando buoni risultati. Dove sistemare tutti? Ancora una volta, è il ministro Maroni ad avere le idee più chiare: “Chiediamo all’Europa strumenti per poter espellere anche i cittadini comunitari”, ha dichiarato Maroni. “La Romania entrerà presto nell’area Schengen”, ha continuato, “e dobbiamo essere in grado di mandare a casa chi non ha i requisiti per stare in Italia”. Maroni e Moratti hanno ribadito che il “modello milanese” di gestione dell’emergenza nomadi è vincente e va esportato, in Italia e in Europa. “Infatti”, conclude Maroni, “la Francia già ci sta seguendo”.
“Ma se Sarkozy regala trecento euro ai Rom che rimpatria, noi non lo faremo”, commenta Riccardo De Corato, vicesindaco a Milano, assessore alla sicurezza e deputato in Parlamento. “Con un volo low cost e trecento euro quelli sono già di ritorno a Parigi”, spiega De Corato, che in questi anni si è guadagnato il soprannome di sceriffo. E continua: “Se l’Europa ci dà gli strumenti, allora vedrete quanti charter cominceranno a partire per Bucarest”.