Si era stracciato le vesti quando era finito in galera per “Vallettopoli”: aveva pure scritto il libro alla Silvio Pellico “Le mie prigioni” né si era fatto mancare il videoclip-rap mandato in onda sulle reti musicali: “Ostaggio dello stato”.
Ora scopriamo che Fabrizio Corona, simbolo del duro-stra-figo all’amatriciana, deve la sua fulminante carriera – oltre casi di estorsione per i quali è stato condannato – ad una relazione con l’agente tv Lele Mora (a sua volta fan sfegatato di Mussolini): “Ebbi una relazione con Fabrizio Corona, spesi per lui circa 2 milioni di euro nel periodo 2004-2006”, questo quanto afferma Lele Mora (e il denaro, tra l’altro, sarebbe stato pagato tramite fatture false).
Questa notizia, certo, non cambia la vita del paese: vivremmo benissimo anche senza sapere nulla di Corona. Però proprio lui, Fabbri, per anni, prima e dopo il carcere, non solo aveva usato la solita retorica-da-vittima-di-magistrati tanto cara a politici indagati e condannati, ma si era spacciato anche come il simbolo dei “vincente” italiano dei giorni nostri.
Nel rap il suo sodale Kalief canta: “Vorresti farti anche te/ Un giro all’Holliwood con Fabri e con me/ lui prende la Blentey io il cabrio cupè/ ci trovi facilmente siamo nel privè/ sei invidioso di noi/ alle tipe piacciono i bad boy”.
Sì come no, non vedevamo tutti l’ora di andare al privè dell’Holliwood; e di farci un giro con la Bentley regalata da Lele Mora: la stessa auto con la quale Corona stava investendo il nostro collega Ferruccio Sansa (i bad boy, inoltre, piacciono evidentemente anche ai “tipi”).
In realtà anche il “duro”, santificato da talk-show, giornali di gossip, reality-show; l’opinionista che sa “come vanno le cose”; si sarebbe “fatto strada” non disdegnando rapporti che hanno l’agro sapore delle marchette. Altro che vincente: per quanto ci riguarda, è sempre stato un gran sfigato.