“Così come ho messo la faccia quando mi sono candidata contro Raffaele Lombardo, oggi metto la faccia per dire quello che penso: il Pd in Sicilia sta facendo la cosa giusta al momento giusto. In questa fase il nostro partito dovrà essere vigile sentinella, ma anche protagonista incalzante del cambiamento“. A parlare così non è un esponente del centrodestra o un ex amico deluso, ora figliol prodigo, di Raffaele Lombardo. A commentare la nuova alleanza di governo regionale tra il Partito Democratico ed il Movimento per le Autonomie è colei che fino a cinque minuti prima di questa abiura era la leader dell’opposizione in Sicilia, ovvero Anna Finocchiaro, candidata alla presidenza della Regione Sicilia nel 2008 con un programma elettorale scritto dal tangentaro craxiano Salvo Andò e sconfitta proprio da Lombardo con percentuali bulgare.
A quella corsa elettorale, anche se più che corsa era una passeggiata del ras catanese sui resti del Partito Democratico, c’ero anch’io. Candidata con una lista civica approntata al momento, appoggiata da Beppe Grillo e circondata da giovani pieni d’entusiasmo e addirittura incensurati (praticamente un delitto!), ero riuscita ad ottenere quasi 70.000 consensi, pari al 2,44% dei voti validi. Un risultato straordinario che non può essere relegato a voto di protesta; era un voto di proposta, alternativo a Lombardo e alla stessa Anna Finocchiaro. Ricordo bene quando io e i miei ragazzi eravamo in segreteria ad aspettare trepidanti i risultati elettorali e invece la signora Finocchiaro era, come spesso aveva fatto durante la campagna elettorale, non in Sicilia ma Roma, nella veste di candidato al Senato. Giunse in Sicilia solo a metà spoglio. La senatrice del Pd, sostenuta dai partiti della coalizione totalizzò il 30,4% mentre Raffaele Lombardo il 65,3%; in provincia di Catania addirittura l’attuale presidente totalizzò il 72,3%. Mai nessuno aveva fatto peggio di lei nella storia siciliana. Ma fu una disfatta con l’air bag, visto che la signora venne impacchettata e spedita al Senato, lasciando con un palmo di naso gli elettori che l’avevano scelta per rimanere in Sicilia a fare opposizione nel caso in cui avesse perso.
Leggo e rileggo incredula l’Ansa del 24 febbraio 2008, quando l’allora candidata alla Regione Sicilia dichiarava che la candidatura di Lombardo sanciva “la perfetta continuità con il precedente governo. L’unico obiettivo è la gestione del potere in Sicilia. Si conferma – aggiungeva la Finocchiaro – una concezione del potere fatta di occupazione della cosa pubblica, di inefficienze e di sprechi. Oggi tutto è uguale a ieri: Lombardo come Cuffaro”. Dunque alla luce di queste dichiarazioni dovrei dedurre che quella che lei ora definisce “cosa giusta”, ovvero il sostegno a Lombardo, è un sostegno ideale al sistema, oggi scopertosi mafioso, di Totò Cuffaro? Bene, ma sarebbe il caso di dirlo anche agli elettori del Pd, e magari ai familiari di Pio La Torre, anche se ultimamente il partito che fu del compianto sindacalista preferisce stare con quelli come Schifani, che non sono proprio paladini dell’antimafia, anzi.
E ora, a due anni da quella macelleria elettorale, dal trionfo di Lombardo e dall’umiliazione della coalizione di centro sinistra, io, giunta terza a quella competizione tra “grandi” partiti, mi ritrovo tecnicamente unico esponente dell’opposizione al sistema Lombardo. Nel silenzio degli elettori e degli eletti infatti è stato compiuto il padre degli inciuci, benedetto dalle parole di colei che aspirava ad essere alternativa vera a Lombardo e a Cuffaro e che oggi ne è orgogliosamente alleata.
A differenza sua, in questa “nuova” veste di unico argine a Lombardo e al lombardismo, sistema non meno pericoloso del cuffarismo, intendo rispettare quell’impegno assunto non solo con le 70 mila persone libere che mi hanno scelta nel 2008, ma con tutti i siciliani e gli italiani che oggi spero di rappresentare degnamente al Parlamento Europeo. A differenza della signora Finocchiaro, oggi con il suo partito al governo della Sicilia assieme ai leghisti del Sud fautori di raccomandazioni e spintarelle, nonostante quella sconfitta sono rimasta qui a combattere una battaglia che oggi, nonostante la vittoria alle Elezioni Europee, continuo a portare avanti, e che oggi mi vede impegnata in un ruolo cui l’ex candididata ha vergognosamente e senza il minimo imbarazzo abdicato, ovvero leader del centrosinistra in Sicilia. Cosa posso dire? Che come al solito, io,non fuggirò dai miei impegni né da quelli presi con gli elettori e che dunque da oggi in poi per me il Pd e Anna Finocchiaro sono miei avversari politici in Sicilia. Con la mia storia e con il mio passato non potrei guardarmi allo specchio vedendo riflessa, accanto a me, l’immagine di Raffaele Lombardo, che secondo la stampa è indagato per mafia a Catania. Evidentemente Anna Finocchiaro non ha di questi problemi morali ed etici, e mi permetto di dire che non ne ha mai avuti, visto anche il suo forte sostegno alla candidatura di Michele Vietti alla vicepresidenza del Csm. Sostegno sul quale aspettiamo ancora delle risposte chiare, anche se forse la risposta l’abbiamo appena avuta dal maxi-inciucio. O forse la causa di questa grave disattenzione sull’etica e sulla moralità ha radici in comune con le vicende del suo amico Andò ( alle polemiche rispose “è una persona di grande livello culturale, un cultore di diritto pubblico. Non capisco”), che secondo alcuni collaboratori di giustizia si incontrava regolarmente con Nitto Santapaola, durante la latitanza del boss, e in cambio di voti gli prometteva “aiuti” nei processi, come ha confermato il braccio destro di Santapaola, Giuseppe Puglisi. E che dire di quella lettera su carta intestata della Camera dei Deputati ritrovata in uno degli ultimi rifugi del boss prima della cattura: “Cari saluti, Salvo Andò“?
Cara Finocchiaro, tu dici di metterci la faccia, ma in realtà la faccia l’hai persa, e da parecchio tempo. Ora spetta a noi ricostruire un’opposizione vera a questa macedonia politica maleodorante.