Un corteo pacifico contro il progetto “Allenati per la vita”, che prevede lezioni militari agli studenti delle scuole superiori, si è trasformato in uno scontro con le forze dell’ordine. Questa mattina un gruppo di liceali si è riunito in via Bagutta, davanti agli uffici dell’Unuci, (Ufficio nazionale ufficiali in congedo d’Italia), per protestare contro il progetto “Allenati per la vita” ideato dai ministri all’istruzione e alla difesa, Mariastella Gelmini e Ignazio La Russa. Una “scuola della guerra”, secondo i manifestanti, per lo più studenti e i militanti del centro sociale Il Cantiere.
Il corteo si è mosso regolarmente da via Bagutta fino a Piazza del Duomo. “L’iniziativa si era svolta bene e senza scontri”, racconta uno dei manifestanti. “Ma una volta arrivati alla metropolitana di Piazza del Duomo abbiamo trovato qualche decina di carabinieri che ci stava aspettando all’ingresso. Hanno preso alcuni di noi che conoscevano e ci hanno bloccato. A me due carabinieri hanno rotto il naso dopo avermi immobilizzato e hanno picchiato anche una ragazza. Ovviamente denunceremo quanto accaduto all’autorità competente, perché non stavamo facendo assolutamente niente. Evidentemente ha dato fastidio il fatto che abbiamo sollevato il problema e denunciato come, questa iniziativa, frutti soldi alle forze armate”.
In difesa delle forze dell’ordine si è schierato il vicesindaco Riccardo De Corato, invocando l’intervento del ministro degli Interni, Roberto Maroni, affinché chiuda i centri sociali. “I bravi ragazzi dei centri sociali – ha scritto in una nota il vice di Letizia Moratti – hanno organizzato l’ennesima pagliacciata sulla scorta dell’ennesimo pretesto e hanno dato prova di sé recitando il solito copione: fumogeni, pretesa di viaggiare gratis in metropolitana, insulti. A dimostrazione che è necessario che il ministro Maroni provveda a disattivare questi centri”. Ma la ricostruzione fornita dagli studenti è ben diversa. E in un comunicato denunciano: “E’ in atto un vigliacco tentativo di giustificare l’intervento delle forze con la scusa del mancato pagamento del biglietto dei mezzi pubblici, dato che le aggressioni sono avvenute ben prima dei tornelli, con i carabinieri schierati in cordone sulle scale della metropolitana, pronti a colpire gli studenti che avevano preso parte alla protesta. Una rappresaglia in perfetto stile da censura fascista, dato che gli strumenti per fotografare e riprendere sono stati i primi a essere presi di mira”. Al comunicato allegano le foto scattate durante gli scontri e pubblicate sul loro sito.
La protesta si era svolta senza incidenti. Davanti all’entrata dell’Unuci di via Bagutta sono stati mostrati gli striscioni con le scritte “Contro ignoranza, razzismo e precarietà ribellati per la vita. Diserta la scuola della guerra” e accompagnati da cori contro i finanziamenti alle missioni come: “I soldi per la scuola si devono trovare tagliando la spesa militare”. Tra gli slogan esposti sul cartelli: “Make school not war”, “Stupri, omicidi, torture e bombe al fosforo: questa è la cultura militare”, “Mamma non ti preoccupare, non farò mai il militare!”. La manifestazione era stata organizzata per protestare contro il progetto “Allenati per la vita”, sottoscritto dalla direzione scolastica della Lombardia e dal comandante regionale dell’Esercito, che prevede lezioni da parte di ex ufficiali in congedo dell’Unuci a studenti delle scuole superiori e coinvolgerà oltre 800 studenti, 140 istruttori militari in congedo, 27 docenti e 38 scuole secondarie superiori. Almeno secondo il programma pubblicato sul sito delle Forze armate. Obiettivo del progetto, secondo gli ideatori, sarebbe quello di far “acquisire senso di responsabilità e rispetto delle regole e dei principali valori della vita” attraverso giochi e sport che facciano “avvicinare la realtà scolastica alle Forze armate, ai Corpi dello Stato e alla Protezione Civile e Gruppi Volontari di Soccorso”. Il programma comprende sei incontri durante i quali verranno insegnate: cultura militare, topografia e orientamento, diritto costituzionale, difesa nucleare-batteriologica e chimica, trasmissioni, armi e tiro, primo soccorso, mezzi dell’esercito, superamento ostacoli, sopravvivenza in ambienti ostili.
Il corso in Lombardia è arrivato alla terza edizione ma continua a sollevare forti polemiche. Non per ultima quelle del mondo cattolico. Il settimanale Famiglia Cristiana si chiede perché bisogna insegnare la vita e la Costituzione a uno studente liceale facendolo sparare con una pistola ad aria compressa. Ma l’unica risposta è quella del progetto stesso: avvicinare il mondo della scuola alla forze armate.