Deve essere davvero l’inizio della fine perché il Circo sta mettendo in pista tutti i suoi numeri. Bossi, vestito da capo orda, fa il giro di pista assieme al figlio e dice che i romani sono porci, due gesti arrischiati allo stesso tempo che farebbero precipitare chiunque nel vuoto del ridicolo. Ma subito sotto il riflettore appare La Russa, nell’atteggiamento bellicoso di ministro della Guerra, e annuncia che d’ora in poi i ragazzini (ma solo quelli che non vengono lasciati a digiuno dalla Lega perché poveri o perché zingari) si eserciteranno con le armi e a “trascorrere notti in luoghi ostili”. Ed ecco che giunge di corsa, travestito da ministro dell’Interno della Repubblica, il leader secessionista Maroni. Dichiara che, per ordine della Lega e in deroga alla Costituzione, nessun cittadino rom (compresi donne, bambini, vecchi, malati, incensurati) potrà essere accettato in una casa popolare di questa Repubblica.Va bene cacciarli daicampi nomadi abbattendo con le ruspe il poco che possiedono, terrorizzandoli nel cuore della notte. Ma una casa vera, mai. Prontamente la signora Moratti, sindaco di Milano, buona famiglia molto attiva nelle attività religiose, concorda e obbedisce, anche per tener fede alla sua fama di persona che, in caso di alternativa sceglie subito il peggio. Intanto il domatore di mamme e scolari Lancini, sindaco di Adro, non ha pudore a dichiarare che lui obbedisce solo a Bossi. Ha rubato una scuola pubblica italiana (i suoi compagni di partito sono impegnati ad arraffare banche), l’ha sporcata tutta con incisioni e timbri del cosiddetto sole padano che, lui ha il coraggio di dire, viene dalla storia. Non restituisce la scuola e se ne vanta. Con prudenza non spiegata al presidente della Repubblica, il prefetto del luogo tace. Ma non tace il presidente della Repubblica che fa sapere, rispondendo ai genitori allarmati: “La scuola non è della politica. La scuola è dello Stato”. Eppure il ministro dell’Istruzione, non pubblica ma politica, sull’argomento non ha detto quasi niente. Ma il numero che provoca un fitto mormorio di ammirazione e che non era mai stato eseguito prima d’ora in pubblico, e mai dieci alla volta (povera cosa, ormai, gli acrobati cinesi) è la compera dei deputati sotto gli occhi di tutti, in pieno emiciclo, banco per banco. Presto il grande spettacolo si trasforma. Gli onorevoli “vu cumprà” si fanno trovare alla bouvette a dire ad altavoce “io non ho pregiudizi, voglio ascoltare il discorso. Se mi persuade posso anche votare per Berlusconi”. Non tutti fanno in tempo a piazzare la merce ma la scena è di notevole efficacia. Sbaglierò, ma dopo una simile performance, con “numeri” (nel senso dello spettacolo) mai sperimentati prima nel mondo, il Circo si scioglie.

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