Per la riforma Gelmini un colpo basso dal Consiglio di Stato: l’ordinanza del Tar del Lazio che aveva accolto un ricorso dello Snals contro la riduzione dell’orario scolastico nelle classi intermedie di istituti tecnici e professionali è stata confermata. Ora, ad anno scolastico avviato ormai in tutta Italia, le scuole rischiano di dover rivoluzionare tutti gli orari settimanali dalla seconda classe in poi, ripristinare i vecchi orari, rifare le cattedre e richiamare gli insegnanti che in seguito alla riforma erano stati dichiarati in sovrannumero.

Insomma per l’istruzione tecnica e professionale (in pratica la metà delle scuole superiori) si va verso un caos mai visto. Si paga in tal modo la fretta del ministro che, in risposta alle sollecitazioni di Tremonti che chiedeva alla scuola più sacrifici di quelli previsti dalla riforma, aveva anticipato i tagli di orari previsti per quest’anno solo alle prime classi anche alle classi successive. Lo Snals aveva impugnato il provvedimento perché privo, come vuole la legge, del parere necessario anche se non vincolante del Cnpi (Consiglio nazionale della pubblica istruzione). Il Tar del Lazio all’inizio di agosto aveva accolto il ricorso. Alla fine dello stesso mese si era pronunciato anche il Cnpi che a sua volta aveva bocciato l’allargamento della riforma.

La Gelmini però non aveva tenuto in considerazione queste valutazioni e aveva continuato imperterrita per la sua strada forse sperando che il consiglio di Stato a cui il ministero aveva fatto ricorso le avrebbe dato ragione. Se non altro per evitare che ad anno iniziato fosse costretta a sconvolgere l’attività della metà delle scuole superiori. Il ricorso ministeriale ora è stato respinto. Quali sono le conseguenze? Si calcola che dovranno essere ripristinate almeno 10 mila cattedre. Un’impresa titanica, perché comporta di far tornare nelle scuole che erano stati costretti ad abbandonare appunto 10 mila insegnanti e rimetterli in attività. E per gli studenti dalla seconda classe riprendere gli orari delle lezioni che valevano fino allo scorso anno scolastico. “Con questa ordinanza – si legge in un comunicato dello Snals – il Consiglio di Stato ha preso atto del parere del Consiglio nazionale della pubblica istruzione e ha ritenuto che l’amministrazione non possa “esimersi dal rideterminarsi sulla definizione dell’orario complessivo annuale delle lezioni delle seconde, terze e quarte classi degli istituti tecnici e delle seconde e terze classi degli istituti professionali”.

Il segretario generale dello Snals Marco Paolo Nigi ha espresso soddisfazione per la pronuncia del Consiglio di Stato, soprattutto per l’equilibrio dimostrato dai giudici di Palazzo Spada che hanno coniugato la necessità di mantenere nell’alveo della legittimità l’azione amministrativa con gli interessi di tutti i componenti della scuola a salvaguardia della qualità dell’offerta formativa”. Conseguenza certa: ora istituti tecnici e professionali sono nel panico. E non se la vedrà bene nemmeno la stessa Gelmini che, dopo l’intervento del Consiglio di Stato, sarà costretta a ridurre il gettito di risparmi forniti dalla scuola di alcuni milioni di euro.

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