Renato Schifani, presidente del Senato, sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo rivela un articolo di Lirio Abbate su l’Espresso in uscita domani. La procura di Palermo, tuttavia, ha per il momento smentito la notizia: “Il nome del presidente delsenato Renato Schifani non è iscritto nel registro degli indagati di questa procura”, ha dichirato il procuratore Francesco Messineo, seguito dopo qualche ora dall’interessato che reputa le accuse “ripetute, infami e false, destituite di qualsiasi fondamento”:”sono un cittadino e un politico onesto che ha sempre combattuto la mafia con fatti e atti legislativi concreti, che hanno consentito allo Stato importanti successi nella lotta alla criminalità organizzata”, ha affermato nel pomeriggio.
Stando a l’espresso, il fascicolo sul politico del Pdl sarebbe stato aperto mesi fa e in queste settimane sono in corso gli interrogatori per fare luce sul suo passato di civilista e i suoi rapporti con gli uomini dei boss Graviano. In un interrogatorio del 20 settembre scorso Spatuzza ha raccontato che nel 2000, in carcere a Tolmezzo, aveva parlato dell’avvocato Renato Schifani con il boss Filippo Graviano, di cui era guardaspalle. Il presidente del Senato era stato l’avvocato di Pippo Cosenza, l’imprenditore di Brancaccio che tra il ’91 e il ’92 aveva messo a disposizione del boss un capannone per incontri tra mafiosi, un capannone in cui il boss Graviano aveva stabilito il suo ufficio. Più volte, racconta Spatuzza, Schifani sarebbe andato al capannone di Cosenza proprio mentre il boss era nel suo ufficio. Secondo Spatuzza, Schifani sarebbe stato il tramite fra i Graviano, autori delle stragi del 1993 a Roma, Milano e Firenze, e Dell’Utri. Ora gli inquirenti dovranno far luce sulle affermazioni del pentito per stabilire se si tratti di deduzioni o di fatti reali.