Società

Babbioni & giovani babbioni

Valerio in una replica al mio post Nelle o dalle fogne, sul Fatto di ieri, dopo una battutaccia su Giorgio Napolitano, ha soggiunto: “vecchi bacucchi che vivono di ricordi pietosi”. Oltre a richiamare Valerio al rispetto dovuto al Presidente di una Repubblica nata dalla Resistenza, mi permetto di suggergli di sostituire l’espressione “vecchi bacucchi”, con quella forse più accettabile di babbioni altrimenti, facendo di tutta l’erba un Fascio, con le implicazioni che ne deriverebbero, si rischia il razzismo contro i vecchi intesi come categoria, contrapposti alla categoria dei così/detti giovani, magari sorvolando su quella dei giovani babbioni che a vent’anni sono già dei matusalemme. Come l’ex deputato, ex senatore rosso, verde e a pallini Marco Boato che già in tenera età esprimeva un linguaggio che mio nonno non parlava nemmeno quand’era ragazzo. Scherzi a parte, chi sono i giovani babbioni cui mi sto ri/ferendo? Basta aprire la tv di Stato o percorrere le stanze dove si rintanano i potenti per farsene almeno un’idea. Tornando ai così/detti vecchi, a parte taluni vegliardi sonnolenti & moribondi, affetti da delirio d’onnipotenza tremens, ci sono stati anche vecchi come Friedrich Nietzsche o come Henry Miller che hanno vissuto da giovani matti fino alla fine dei loro giorni. Ma anche vecchi come Clint Eastwood il quale, dopo 70 film come attore, 39 come regista e 28 da produttore, con all’attivo premi e nomination a 11 Oscar e 20 Golden Globe, a 84 anni suonati, nonostante l’ in/sopprimibile trasporto re/pubblicano, è stato capace di produrre e dirigere un film come Invictus, L’invincibile, un grande film sulla vita di Nelson Mandela!

Alcuni giorni addietro la blogger & poeta Margot (Sulla rotta di Ulisse), commentando un mio post titolato Ricambi generazionali, ha vergato: “Sono solita esprimere le mie opinioni su ciò che leggo riferendomi alla personale eco psichica che mi hanno prodotto, ammetto la mia ignoranza sui dettagli di molti fatti del sociale economico-politico, mea culpa, non posso farci niente, mi annoiano e poi gli schemi sono sempre gli stessi, una coazione a ripetere nevrotica finalizzata in egual misura all’appropriamento di denaro e potere cose spesso coincidenti.
In effetti, Aldo, come scrivevi nel tuo primo post voglio dis/piacere, questo è un paese per vecchi, non fosse altro che per un fatto anagrafico risaputo, poche nascite versus longevità in aumento, e bisogna fare i conti con questo meccanismo perverso perché se i vecchi non mollano, i giovani saranno vecchi quando si avvicenderanno al potere e ci saranno altri giovani che saranno furiosi e scalpitanti ad aspettare che gli si ceda il posto (e come quella storia del c’era una volta un re, seduto sul sofà che disse alla sua serva, raccontami una storia e la serva incominciò, c’era una volta un re seduto sul sofà…. e via discorrendo AB libitum), questo è solo uno degli aspetti che contribuiscono all’ immarcescibilità di gatekeepers che sembrano dei replicanti che si propongono anche come baluardi culturali, una cultura niente affatto dinamica, a volte stantia, ferma come i programmi delle nostre scuole ed anche di certi atenei direi.
Perché è sempre così difficile accettare i cambiamenti? Perché è sempre così difficile cedere una sola briciola della torta? E soprattutto perché se si ha una intera torta a disposizione se ne desidera un’altra fino all’indigestione?
”.

Alcuni comportamenti rientrano nell’umano troppo umano – prosegue Margot – ma certe contrapposizioni contraddittorie ed eclatanti di vissuti celebrativi e osannanti sono un frutto squisitamente figlio della modernità in cui media e comunicazioni pilotate creano miti, miraggi e quant’altro.
E quale ometto vorrebbe scendere dal trono? Chi ha ancora l’intelligenza di affermare: Confesso che ho vissuto, ho avuto e dato…. ora tocca a chi ha del nuovo da dire? Nessuno.
Eppure non c’è cosa più bella che passare il testimone per perpetuare la propria esistenza nell’eternità.
Ogni bravo maestro non può che desiderare che il suo migliore allievo un giorno lo superi, soltanto così egli vedrà veramente realizzata la sua arte
”.

E siamo perfettamente d’accordo salvo sull’approccio forse un tantino pessimista di Margot. Visto & considerato che ci sono anche vecchi che hanno contraddetto & contraddicono la prassi italiotta. Sylos Labini tanto per fare un esempio, citato da James Walton, esperto di relazioni internazionali presso l’American university di Roma, il quale su l’Internazionale della scorsa settimana, nel suo ponderoso articolo sullo Stato Bordello Le residenze del premier sono diventate dei bordelli (…) e lo Stato è praticamente senza guida – cita a proposito l’ultimo libro di Paolo Sylos Labini (scritto nel 2005 e pubblicato postumo nel 2006, un anno dopo la sua morte quando il grande economista avrebbe avuto 86 anni!), titolato Ahi serva Italia. Un appello ai miei concittadini. L’ultimo appello di PSL fu in difesa scrive Walston – “dell’economia di mercato e delle sue regole, che mettono la comunità al riparo dal potere economico e politico senza freni”.

Prima di concludere mi limiterò ad altri due esempi. Innanzitutto ricordando François Truffaut che nel lontano 1973, dopo aver ritirato l’Oscar per Day for Night, Effetto Notte, e ritrovandosi con Valentina Cortese e il sottoscritto all’aeroporto di Los Angeles, a Valentina che gli chiedeva cosa pensava di fare, rispose testualmente:

Penso che per un po’mi ritirerò per lasciar spazio ai giovani …”.

Aveva 42 anni e lo fece davvero e, nonostante avesse i produttori sempre tra i piedi, attese fino al 1975 prima di girare Adele H, una storia d’amore. L’altro esempio mi riguarda più da vicino. Quando nel 1997 la buona sorte mi fece incontrare Marco Travaglio che mi intervistò sulla misteriosa morte di Mauro Rostagno, alla fine di un’intervista fiume – “Ricci è come un fiume in piena”, come confessò a Massimo Fini – non potendone più di inchieste giornalistiche e di ricerche sociologiche e quant’altro, confidai a quel bel giovine inflessibile e preparato, più attento ai fatti che alle opinioni, che il suo impegno, davvero atipico per un giornalista italiano, e il suo incipiente successo, mi sollevavano dal continuare a fare quello che MT già dimostrava di saper fare meglio di me. Avendo sempre pensato di dover lasciare spazio a chiunque dimostri di saper fare meglio le cose che faccio. E così, pochi giorni dopo quell’intervista, mollai baracca & burattini e mi trasferii a New York…

(continua in una prossima puntata)