Nuovo siparietto comicamaro del duo Parenzo-Cruciani, durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara“: dopo l’inglese maccheronico e ruspante dei giorni scorsi, stavolta è il turno delle imitazioni, roba da far rivoltare nella tomba Alighiero Noschese. La gag è incentrata sul solito orco del “politically correct“, Grillo (reo di aver rifiutato un’intervista chiesta da Cruciani) e il suo movimento Cinque Stelle, a cui fa da comprimario, per motivi imperscrutabili, il popolo viola. Questi ultimi tratteggiati dalla vis imitatrice di Parenzo come massimalisti isterici e furenti.
Parenzo si cimenta in uno scimmiottamento degno della peggiore Corrida, affastellando bordate parafondellanti, e neppure un granchè mordaci, sui sediziosi movimenti e sull’impetuoso comico genovese. Cruciani gli fa da spalla divertita, ma qualche minuto dopo, ironia della sorte, viene data la linea a un ascoltatore di Torino, Giuseppe, estimatore del movimento Cinque Stelle.
Giuseppe esprime immediatamente il suo dissenso per quella pasquinata bagaglinesca. Parenzo abbandona l’ammicco comico e, risentito e provato da cotanta stoccata, ribatte che “l’ironia non ha mai ucciso nessuno“, sopraffacendo il suo interlocutore con il gracchio imbufalito della sua vocina gratta-timpano.
Giuseppe replica rammentando che i consiglieri regionali del Piemonte, aderenti al movimento Cinque Stelle, si sono ridotti volontariamente lo stipendio da 20.000 a 2.500 €, fatto che Cruciani e Parenzo definiscono “un male“.
E sì, perchè secondo il duo, “se uno vuole fare bene il consigliere regionale in Piemonte, magari non deve prendere 20.000 euro, che sicuramente è troppo, però deve utilizzare il denaro che proviene dallo stipendio, per fare bene il suo lavoro“. Perchè, a dire di Cruciani, “la politica costa, fare politica costa, per cui rinunciare per un motivo di principio è una stupidaggine“. Ci sono anche consiglieri regionali valenti, tuona il conduttore, che prosegue la sua filippica accusando Grillo e il suo movimento di radicalizzare i toni e di fare qualunquismo.
Gli dà manforte Parenzo, il quale sostiene che “chi fa politica deve essere pagato e deve essere anche pagato bene. L’importante è che lavori anche bene“. Sarà per questa illuminante verità che la coppia Cruciani-Parenzo si astiene dal ridacchiare e dal darsi di gomito, quando c’è da far manichetta su altre figure della politica italiota, che magari inspirano quattrini ed espirano scemenze.
E, amletico, si chiede: “Dov’è il problema?“.
Purtroppo la sofferta domanda di Parenzo resta in un limbo di desolante silenzio: Giuseppe viene risucchiato da qualche buco nero dell’etere e parte lo stacchetto sonoro propedeutico al tema successivo (la canzone “A voi Romani” di Alberto Fortis, trasmessa in “heavy rotation” sulle frequenze di Radio Padania).
Ma a parte le vistose contraddizioni del Cruciani-pensiero sui costi della politica (come potrebbe testimoniare qualche ligio ascoltatore della Zanzara) e riconoscendo che la sua acrimonia nei riguardi di Grillo sia quasi atavica, è inevitabile chiedersi il motivo per il quale David Parenzo non disdegni mai alcuna occasione per spernacchiare, con un’ironia spesso caustica, il comico genovese. Motivi ideologici? Attriti personali?
La domanda diventa quasi imperativa, in quanto Parenzo, assieme all’economista Eugenio Benetazzo, è coautore di un libro “Bancarotta“, mini breviario della crisi economica finalizzato ad individuare i responsabili dello sfascio generale e a sopravvivere all'”abisso“. Quell’abisso menzionato nella doviziosa prefazione che così recita: “Chi ci sta portando sull’orlo dell’abisso deve fare un passo avanti e buttarsi di sotto. In fondo gli conviene: meglio gettarsi da soli che essere spinti“.
Parole forti e puntute che recano una firma inequivocabile: Beppe Grillo. Sì, proprio il populista rozzo e bellicista tanto sbertucciato da Parenzo.
E’ pur vero che, come recita un adagio, solo gli stupidi non cambiano mai idea. Ma è sempre meglio non approfittarsene.