Il confronto può anche essere serrato, dice il Quirinale. Per Schifani bisogna puntare sulla certezza della pena. Più rapida in Senato la riforma dell'avvocatura.
“Un confronto anche serrato, ma scevro da sterili contrapposizioni e non influenzato dalle contingenze”. È il succo del messaggio inviato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al XIII Congresso Ordinario dell’Unione delle Camere Penali Italiane a Palermo.
Nel testo rivolto al presidente dell’Ucpi Oreste Dominioni e ai partecipanti del convegno, il capo di Stato afferma che “il tema del rinnovamento della giustizia va affrontato – in ogni settore e specialmente in quello penale – con interventi non disorganici né settoriali, ma di ampio respiro”. Solo così si può “restituire qualità ed efficienza al processo penale, dando piena attuazione ai principi del giusto processo sanciti dall’articolo 111 della Costituzione”. “A tal fine assumono rilievo centrale – ha concluso Napolitano – il rafforzamento del ruolo di garante del giudice e la rigorosa riqualificazione di quello del difensore. Sono certo che dal congresso emergeranno in proposito utili sollecitazioni attaverso la formulazione di proposte di modifica degli assetti vigenti coerenti e sistematiche”.
“Una priorità”. Così il presidente del Senato Renato Schifani ha definito la riforma della giustizia che dovrebbe risolvere “i problemi nel più breve tempo possibile, quella che dà certezza di una decisione rapida”. La certezza della pena, per Schifani, “deve costituire la Stella Polare della nostra giustizia. Troppi reati e troppi fascicoli continuano a essere pendenti e la direzione verso la quale bisogna lavorare tutti insieme è quella di velocizzare per snellire le procedure”. Da qui l’appello del presidente del Senato “al senso di responsabilità di quanti hanno a cuore il vero interesse dell’Italia: dobbiamo ritrovare un’unità di intenti per raggiungere insieme questo difficile traguardo”.
La riforma dell’avvocatura “proseguirà speditamente” al Senato, ha annunciato. Secondo Schifani c’è uno stretto collegamento tra la riforma dell’ordinamento forense e l’attuazione del giusto processo, che va garantito anche con “un difensore che sappia assicurare effettività e concretezza al diritto di difesa costituzionalmente garantito”. Obiettivo della riforma deve essere perciò “operare un innalzamento qualitativo della classe forense”, che deve però “rispettare e garantire l’accesso alla specializzazione dei giovani meno abbienti” e non “creare una nuova casta”.