L’agguato a Maurizio Belpietro, a cui va la nostra completa solidarietà, non deve essere preso sottogamba. Davvero, come ha detto il ministro degli Interni, Roberto Maroni, si tratta di “un atto gravissimo”.
Al momento nessuno è ancora in grado di sapere che cosa vi sia dietro. Chi sia l’uomo che lo attendeva sulle scale di casa. Né quali motivazioni lo muovessero. È certo però che la persona ferma sul pianerottolo del direttore di “Libero” fosse armata e che la scorta, formata da due agenti seri e affidabili come ci confermano i nostri cronisti, gli abbia sparato contro.
A differenza di altri, però, noi de ilfattoquotidiano.it non pensiamo che l’accaduto sia frutto di un particolare clima d’odio. Questo clima d’odio infatti nel Paese fortunatamente non c’è.
Sappiamo invece che l’insofferenza contro la stampa (di qualsiasi colore) in Italia sta aumentando. Il numero dei giornalisti che vengono minacciati, pedinati, che subiscono attentati, cresce giorno dopo giorno. Nel mirino, a vario titolo e per le ragioni più svariate, sono finiti Sandro Ruotolo, Lirio Abbate, e decine di altri colleghi, l’ultimo dei quali Antonino Monteleone, si è visto incendiare l’auto da due pregiudicati che erano sotto intercettazione. Così poco prima dell’azione uno dei due attentatori spiega la colpa del collega: “Scrive articoli brutti contro le persone”.
Ecco anche noi, come Monteleone, come Belpietro, e come ogni altro giornalista scriviamo “articoli brutti contro le persone”. Pezzi che non piacciono, sempre criticabili e, a volte, da criticare. Articoli che si può anche scegliere di non leggere, di appallottolare e cestinare.
Nessuno però può impedire né a noi, né a Belpietro, di scrivere quello che pensa o quello che sa. Battersi perché Belpietro, o chiunque altro, abbia il diritto di esprimere opinioni che non condividiamo, vuol dire battersi per la democrazia. E quindi noi oggi siamo al suo fianco. Per poter tornare domani a criticarlo.
Quello che invece la democrazia, l’educazione e il buongusto non consentono sono gli insulti e gli incitamenti alla violenza. Se si vuole bene a questo Paese, quando tutti sembrano perdere la testa bisogna mantenere la calma. E continuare a ragionare. Perché solo la forza tranquilla delle idee può davvero cambiare le cose.
Anche per questo dispiace che una serie di troll (come abbiamo potuto facilmente verificare dagli ip) siano arrivati tra i nostri commentatori per tentare di sviare la discussione. Sono i rischi della Rete, lo sappiamo. Ne prendiamo atto. Ma andiamo avanti. Per difendere l’intelligenza e la libertà di parola.