Un edificio articolato su nove livelli e di circa 30.000 metri cubi di volumetria, equivalenti a circa 100 appartamenti di 100 mq ciascuno, è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza del reparto operativo radio navale di Napoli. Era costruito sullo stesso tratto di costa e negli stessi luoghi dove undici anni fa è stato abbattuto il famoso albergo-ecomostro del Fuenti, a Vietri sul Mare, sulla costiera amalfitana. Il sequestro, si legge in un dettagliato comunicato stampa divulgato dagli inquirenti, ha riguardato un’area di circa 17.000 metri quadrati e una spiaggia di 3.000 metri quadrati sulla quale sarebbe stata installata una struttura lignea su tre livelli, fissata con plinti in cemento invece della prevista struttura stagionale rimovibile.

Insomma, dalle ceneri del Fuenti, dell’albergo di 6 piani conficcato nella costa e raso giù con l’esplosivo al termine di una trentennale battaglia delle associazioni culturali e ambientaliste, stava risorgendo un Fuentino. Privo delle autorizzazioni e delle licenze necessarie. Questa almeno è la tesi dell’inchiesta coordinata dal procuratore capo di Salerno, Franco Roberti, che ipotizza i reati di abuso d’ufficio, falso ideologico, deturpamento ambientale, violazioni in materia urbanistica, paesaggistica e demaniale.

Il sequestro riguarda la realizzazione di un progetto di rinaturalizzazione e restauro paesaggistico dell’area – chiamata Parco del Fuenti – approvato il 1 marzo 2004 al termine di una lunga e laboriosa conferenza dei servizi con ben 24 tra enti pubblici e associazioni. Il progetto aveva lo scopo di riqualificare quel tratto di costa e particolare il muraglione alto 24 metri e lungo 30. Un pugno nell’occhio ereditato della demolizione dell’ Hotel Amalfitana (da tutti chiamato Fuenti). Ultimato nel 1971 e presto chiuso per una storia di licenze concesse e poi annullate. Da qui una lunga battaglia legale, coi proprietari dell’immobile soccombenti. E infine la procedura di demolizione, con cui si stabiliva che la società proprietaria, che fa capo alla famiglia Mazzitelli, avrebbe proceduto a spese proprie all’abbattimento dell’ecomostro e alla riqualificazione naturalistica dell’area (vigneti, giardini, innesti). Ottenendo però la possibilità di realizzare uno stabilimento balneare (già attivo quest’estate), un ristorante e un centro fitness dentro il basamento dell’albergo, salvato dal tritolo. Ma i finanzieri e la Procura contestano invece l’esecuzione “di una gigantesca speculazione edilizia volta alla realizzazione di un complesso turistico in una zona dove dovrebbe vigere l’assoluto divieto di qualsiasi edificazione, sia pubblica che privata”. E hanno denunciato quattro persone: l’amministratrice di ‘Turismo Internazionale srl’, società proprietaria dell’area, il direttore e il progettista dei lavori, un tecnico comunale.

Per Dante Mazzitelli, uno dei proprietari, “il provvedimento potrebbe suscitare rabbia e indignazione, ma ha prodotto solo stupore e amarezza. La storia la ritenevamo chiusa con la demolizione, evidentemente qualcun altro no. Chi conosce la storia del Fuenti vede riproporre esattamente lo stesso percorso di 30 anni fa. Non si può – sostiene il socio di ‘Turismo Internazionale srl’ – pensare che chi ha subito la demolizione del Fuenti possa nuovamente essere portato a reiterare una realizzazione che non sia in ogni parola, atto, o documento, perfettamente rispettosa di tutte le procedure e le norme di legge. Sarebbe folle. E per questo avevamo scelto la strada di un percorso trasparente e partecipato, illustrando il nostro progetto in eventi pubblici e trasmissioni tv. Ritengo che il tutto sia frutto di un grosso equivoco che avremmo avuto piacere di chiarire in via preventiva con gli inquirenti”.

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