I monatti di Acerra.

Per capire come l’emergenza si sia autoalimentata e si sia trasformata in peste bisogna partire da lembi di terra, storie minuscole, sottaciute dai mezzi di informazione, ma capaci di spiegare il meccanismo perverso che ha generato lo scandalo. (…)

Acerra è un comune della provincia di Napoli, salito alle cronache locali per la battaglia civile delle mogli e dei familiari dei morti della Montefibre, una di quelle aziende spacciate per strumenti del rilancio del territorio e diventate invece foriere di morte e devastazione ambientale.

(…) Non solo. Tonnellate di rifiuti tossici disseminati ovunque e presentati come concime che gli agricoltori raccoglievano nei terreni che coltivavano. Nella stessa zona della Montefibre ora sorge l’inceneritore che il progresso e la neolingua chiamano termovalorizzatore. “In quelle zone nel corso degli anni si è venuto ad insediare lo stabilimento della Montefibre, industria chimica produttrice di fibre sintetiche, si è venuta a realizzare la discarica abusiva di contrada Lenza Schiavone ed è in costruzione (oggi parzialmente in funzione, NdA) il termovalorizzatore, venendosi così di fatto a realizzare l’industrializzazione dell’area, che ha inevitabilmente comportato un diffuso inquinamento ambientale [già nei primi anni Novanta la Montefibre è stata oggetto di indagini a seguito della morte di 81 operai a causa della riscontrata presenza di amianto]”. È il passaggio di una sentenza di un tribunale della Repubblica, quello di Nola. Sentenza rimasta senza dignità di stampa. (…) A ogni emergenza si risponde con una forzatura, con un atto, con un’ordinanza che autorizza l’apertura di una discarica senza le necessarie verifiche ambientali, o con uno stoccaggio temporaneo che dovrebbe durare sei mesi ma che invece va avanti per anni, o con l’apertura del cantiere dell’inceneritore senza neanche la valutazione d’impatto ambientale. Tutto giustificato con l’emergenza che impone velocità di esecuzioni e scelte affrettate. Poi scopri che i contratti vengono disattesi, la gestione dei rifiuti viene coperta da errori macroscopici e omissioni di chi era deputato a controllare. E non è finita qui. Scopri che realizzano l’inceneritore in una località che si chiama Pantano, perché lì c’è l’acqua che sgorga in superficie. Così i geni del Nord provano a scavare, ma l’acqua continua ad allagarli e allora piazzano delle pompe per asciugare le fondamenta.

(…) Era il 2004, c’erano i presidi contro l’inceneritore di Acerra, il mostro che si volle costruire in una terra martoriata, che andavano avanti da più di un anno. Ero lì con la popolazione in lotta, notte e giorno, facendo i turni, organizzando momenti di socialità e di informazione. (…) Pochi passi da quel luogo simbolo e scopro che ad Acerra il Commissariato aveva affittato un’area per 9 milioni di lire al giorno a una ditta privata. È scandaloso e denuncio pubblicamente questa situazione. La notizia esce su un giornale locale. Un affitto, iniziato nel 2001, e che si prolunga per quattro anni, fino al 2004. La discarica sita in località Lenza-Schiavone ospitava rifiuti provenienti da diversi comuni della provincia che poi venivano trasportati verso il Nord e la Germania. Il privato era dotato di tutte le autorizzazioni necessarie. Il calcolo è molto semplice: abbiamo dato a un privato oltre 12 miliardi di lire per un terreno di 24.000 metri quadrati che avremmo potuto comprare a prezzi di mercato per non più di 400 milioni di lire. Un privato. E che privato! Lo Stato, mentre presidiava una popolazione inerme con poliziotti in assetto di guerra, consentiva a un’impresa di lucrare sull’emergenza, con le ricadute ambientali che le inchieste successive avrebbero evidenziato. (…)Per la gestione di questa discarica, camuffata sotto le mentite spoglie del sito di stoccaggio, nel 2008 il responsabile è stato condannato, in primo grado, a tre anni di reclusione.

Quando inaugurano il forno di Acerra, è il 26 marzo 2009: in pompa magna, Silvio Berlusconi preme il bottone rosso e dichiara: “Questo pulsante è l’esempio pratico del cambiamento della situazione. Con i precedenti governi della sinistra si intendevano come dimostrazioni di democrazia le azioni che minoranze organizzate facevano interrompendo un’autostrada, bloccando un aeroporto, occupando un’area per impedire la realizzazione di un impianto, cioè andando contro le decisioni assunte democraticamente da istituzioni dello Stato. La sinistra valutava queste azioni come espressioni di democrazia diretta. Noi la pensiamo esattamente al contrario, queste erano e sono azioni contro gli altri cittadini, contro le istituzioni e contro lo Stato, contro la vera democrazia.

Berlusconi non è informato. Alle proteste contro l’inceneritore c’era anche Alleanza Nazionale e contro quell’opera il sindaco di Acerra di Forza Italia nel giugno del 2003 si dimise per manifestare il proprio dissenso.(…) Interviene, in quei giorni, anche Nicola Cosentino: “Lo Stato è tornato a fare lo Stato, risolvendo l’emergenza rifiuti in cento giorni e arrivando all’inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra. Senza dimenticare i colpi inferti alla criminalità organizzata. Adesso ci si avvia a superare la stagione del centro-sinistra e Pdl vuole conquistare la Regione”. Tutti i giornali e le tv mostrano le immagini dell’inaugurazione e titolano:L’inceneritore di Acerra è entrato in funzione. Ad Acerra attendevano anche il Polo pediatrico, ma di quello neanche l’ombra. Nel 2004 il governo, sempre guidato da Berlusconi, aveva tagliato i fondi previsti per la sua realizzazione. Una beffa dal finale amaro. La motivazione giunta dalla presidenza del Consiglio alla fondazione Sant’Alfonso de Liguori, promotrice del Polo, era surreale: il Polo non si fa per i timori avanzati dall’Inail a causa dell’inceneritore. I fondi già deliberati per la realizzazione del Polo pediatrico vengono così dirottati altrove. E meno male che l’inceneritore era a impatto zero. L’ultima chicca del presidente spazzino è da manicomio criminale. Durante l’inaugurazione arriva a dire: “Gli uomini di Impregilo sono veri eroi che qualcuno ha cercato di ostacolare, ma hanno tenuto duro”. Un’ecoballa che neanche il più grande bruciatore d’Europa potrebbe ingoiare. Ma tv e giornali la propagandano come verità assoluta. E noi ridotti a comparse.

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I rifiuti in Campania, la nuova peste dell’Italia

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