La Trabant non si vende e il Partito accusa gli operai. “Dovete lavorare di più – dice il Partito – E’ che siete abituati troppo bene. Ma d’ora in poi vi faremo vedere….”. Tutti gli apparatnik, tutti i politici, tutti i giornali annuiscono gravemente. Nessuno propone la soluzione più logica (nazionalizzare la Trabant e metterla in mano agli ingegneri) anche perché, in teoria, la fabbrica è già nazionalizzata: vive dei soldi pubblici, produce pessime macchine ed è gestita da gente che di partito s’intende forse, ma di automobili assai meno. Gli unici rimedi che conoscono sono: uno, più sacrifici; due, più polizia.

Esattamente la situazione della Fiat. Cacciati gl’ingegneri dai vertici (qualcuno si ricorda ancora di Ghidella?), sostituiti da gente fida del Partito (Romiti nell’88, adesso l’ineffabile Marchionne), le macchine vengono male e nessuno ne vuole. Fra tutte le consolidate auto europee, la Fiat è quella (- 26 per cento) che va peggio. Non per colpa dei coreani o dei cinesi: soffre Psa, Volkswagen, le europee.

Buttare fuori a calci il compagno Marchionnov? Non se ne parla nemmeno. Sacrifici, licenziamenti e, se qualcuno protesta, polizia. E siccome qui in Unione Sovietica c’è un partito solo, nessuno seriamente protesta (seriamente vuol dire vendita forzata o nazionalizzazione).

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