Per 40 euro aveva acquistato una baracca lasciata da un connazionale nel campo nomadi di via Severini, nella periferia di Roma. Quaranta euro, alle quali avrebbe dovuto aggiungere altre 300 euro che il capo del campo gli chiedeva per avere il diritto al domicilio. Si tratta dell’ultimo episodio di racket scoperto dalla polizia in un accampamento romano.
Lui un romeno di 21 anni, si è rifiutato e per questo è stato picchiato mentre una complice, una donna romena di 32 anni rapiva il figlio del giovane nascondendolo all’interno della sua baracca.
Il ventunenne ha provato a riprendersi il bambino, ma i sequestratori gli hanno intimato di consegnarli quanto da loro richiesto, altrimenti avrebbero venduto il figlio a una coppia di un altro campo. La vittima allora ha deciso di chiamare il 113 e di chiedere aiuto. All’arrivo degli agenti del commissariato Prenestino la donna ha lasciato cadere il piccolo di appena 18 mesi a terra. In lacrime, sporco e impaurito ma illeso, il bimbo è stato preso dagli agenti e restituito al padre. Gli agenti hanno poi arrestato la donna. Il capo, invece, aveva fatto perdere le proprie tracce, è stato poi trovato. Per lui è scattata la denuncia in stato di libertà per concorso nel reato.
Questo episodio di racket per l’affitto di una baracca in un campo nomadi segue quello del 22 settembre scorso. A intervenire in quella data erano stati ancora gli agenti del commissariato Prenestino. Nel corso dello sgombero del campo nomadi abusivo di via del Baiardo, in zona Tor di Quinto, scoprirono un giro di estorsioni sulle 22 baracche dell’insediamento. Due ‘capi’ chiedevano dai 100 fino ai 200 euro al mese per un posto letto, arrivando a guadagnare oltre 6 mila euro.
Intanto stamattina il ministro dell’Interno Roberto Maroni è tornato a parlare della questione rom a Milano ribadendo il suo disaccordo nell’assegnare ai nomadi le case popolari. “Il sindaco Letizia Moratti ha fatto benissimo – ha affermato il capo del Viminale in un intervento a Mattino 5 -, ha fatto oltre 300 sgomberi e ci sono dettagli su cui stiamo discutendo, come l’ipotesi di dare ai nomadi le case popolari. Io non sono d’accordo, ma non dar loro alloggi popolari non vuol dire metterli in mezzo ad una strada, ma cercare soluzioni alternative che si possono trovare”.