Nel suo discorso al Senato, il premier aveva affermato che l'impianto funzionava a pieno regime. Il magistrato racconta, invece, un'altra storia
Mancuso, un passato alla procura distrettuale antimafia di Napoli, ha denunciato che la società che gestisce il termovalorizzatore non rende noti i dati relativi all’inquinamento dell’area. Non solo: le omissioni delle ditta – rileva il procuratore di Nola – che gestisce il termovalorizzatore “ci sono e sono gravi”. Dichiarazioni che arrivano a poche ore dalle rassicurazioni di Silvio Berlusconi. Il presidente del consiglio, intervenendo al Senato, aveva assicurato: “Il governo ha completamente risolto il problema dei rifiuti. Napoli ha discariche che possono contenere i rifiuti, il termovalizzatore di Acerra funziona completamente”.
Anche Guido Bertolaso, sottosegretario di governo con delega ai rifiuti, all’ennesimo fermo dell’impianto, aveva chiarito a fine settembre: “Si è fatta una tempesta in un bicchier d’acqua perché si è rotto un tubicino e quindi la linea del termovalorizzatore è ferma: riparte stanotte”. Nell’audizione si è parlato anche del funzionamento del termovalorizzatore: “Usato in maniera insoddisfacente e parziale”. Le due linee funzionano “episodicamente” e, soprattutto, c’è una situazione “preoccupante per quel che riguarda l’inquinamento”.
Parole che ribaltano la realtà di un inceneritore completamente funzionante. In una recente visita guidata all’impianto per la stampa, Antonio Bonomo, amministratore delegato di Partenope Ambiente, la società del gruppo A2A, aveva assicurato: “L’impianto funziona nella norma, anzi un po’ meglio della norma degli impianti europei”. Lo stato dell’impianto di Acerra non è stato l’unico argomento affrontato nell’audizione di Mancuso in commissione, si è parlato anche del rischio infiltrazioni della malavita nelle proteste antidiscarica di questi giorni.
Il magistrato, ascoltato con Giovanni Caturano, comandante del gruppo carabinieri tutela ambiente di Napoli, ha chiarito che nel vesuviano, teatro nelle ultime settimane di violente proteste contro l’apertura della seconda discarica a Terzigno, la pressione camorristica è forte; ma molti elementi inducono a ritenere che non ci siano i clan dietro la protesta. La ragione, secondo Mancuso e Caturano, è chiara. I gruppi criminali, convertitisi in imprese, hanno tutto l’interesse a che la nuova discarica venga aperta: questo infatti comporterebbe la necessità di acquistare materiali, impegnare mezzi pesanti, distribuire posti di lavoro. Anche l’audizione di oggi ha contribuito a chiarire la disastrosa gestione rifiuti in Campania, targata Berlusconi-Bertolaso.
di Nello Trocchia