Politica

Perché Arlacchi cambia casacca

Caro Pier Luigi, continuo a ritenere che l’elettorato dell’Idv ed i suoi iscritti e militanti di base rappresentino una risorsa importante per il centrosinistra e per l’Italia. Ho anche maturato la convinzione che il veicolo più adatto per le aspirazioni di giustizia e di eguaglianza nutrite da questa componente della democrazia italiana sia il Partito Democratico”.

Comincia così la lettera inviata da Pino Arlacchi, fino ai primi giorni di Settembre in forza alla delegazione di Italia dei Valori al Parlamento europeo, al segretario nazionale del Partito Democratico Pierluigi Bersani, che ha conservato un posto a tavola per il figliol prodigo con il vizietto del cambio di casacca.

Non sono famosa per l’utilizzo di mezzi termini, così come non uso concordare le mie “uscite”; nemmeno stavolta lo farò e voglio dire quello che penso su questo personaggio, con estrema franchezza. Credo in tutta sincerità che questa fuoriuscita rafforzi il partito e la sua linea. Sull’antimafia e sulla legalità non abbiamo nulla da imparare da oracoli autoproclamati che di tutto fanno sfoggio tranne che di modestia e umiltà. Non possiamo aggravarci, mi si passi il termine, di zavorre ideologiche ammuffite.

Analizzando l’accaduto è spontaneo chiedersi perchè Arlacchi non sveli a tutti la vera ragione per cui ha lasciato il partito, in nome della trasparenza e nel rispetto di chi lo ha accompagnato mano nella mano a Strasburgo. No, non è andato via per i suoi ideali nè per contrasti con il Presidente Di Pietro. No. Il motivo non è la vicinanza del partito ai movimenti o alle ‘Agende Rosse’, nè la contestazione a Schifani (oggi a quanto pare indagato dalla procura di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa) come ha lasciato intendere. La vera ragione, a quanto mi risulta, è il risentimento per la mia nomina a responsabile nazionale del Dipartimento Antimafia dell’Idv. Pare infatti che l’esperto planetario e mappamondale del fenomeno criminale non abbia gradito. Perchè era ovvio e scontato che avrebbe dovuto dirigerlo lui: così era scritto nei testi sacri. Che una donna, pure colpita negli affetti, possa guidare una struttura così importante no. Non lo aveva messo in conto. Perchè nel mio ‘curriculum’ non ci sono esperienze di caratura mondiale, ma solo diciassette anni di processi e di indagini per l’omicidio niente affatto eccellente di un cronista di provincia, e l’impegno civile a fianco degli altri familiari delle vittime di mafia.

Ora a recriminare sono io. Credo che sarebbe opportuno, da parte di Arlacchi, un sussulto di onestà intellettuale che lo porti dritto alle dimissioni da europarlamentare, poichè cambiando partito (e ricordo che IdV e Pd, tra l’altro, al Parlamento europeo fanno parte di due gruppi politici diversi) ha tradito la fiducia degli elettori, rottamando il programma e le idee per le quali è stato votato da migliaia di persone. Glielo chiedo ufficialmente, non mi importa di leggi e codicilli che gli permettono di mantenere il suo scranno al Parlamento europeo: per quanto mi riguarda si deve dimettere. E in ultimo, ma questo lo dico solo per la salvaguardia della sua dignità che mi sta a cuore come quella di ogni altro essere vivenete, la smetta con dichiarazioni e con le allusioni contro Antonio Di Pietro; senza il sostegno del Presidente dell’Italia dei Valori, infatti, oggi Arlacchi si troverebbe probabilmente a insegnare sociologia in un’aula universitaria deserta. Che faccia l’anti-Idv al pari di Belpietro per accreditarsi con il Pd è davvero tristissimo, più di una lezione universitaria mal condotta.