Paese che vai, pubblicità che trovi. Grande cosa. Ogni volta che vado all’estero mi guardo e studio gli spot televisivi. Si riesce a capire molto del paese in cui si è. Anche da noi capita lo stesso. Ce ne sono due i pubblicità televisive che spiegano quasi tutto del nostro Bel Paese. Forse non per caso sono di due aziende di telecomunicazioni. La prima ha come protagonista un certo Francesco. La seconda invece ruota intorno alla ricerca e rinvenimento di tale Ugo.
In Italia oggi si può dire qualunque idiozia, dileggiare chiunque, soprattutto se donna, ferire i sentimenti di comunità intere, offendere regioni secolari purché al termine del discorso, intervento parlamentare, dichiarazione più o meno delirante e imbecille, ci si avvalga della battuta finale dello spot del Francesco di cui sopra: “…stavo a scherza’”. Corollario frequente a elevata valenza cosmetica: “…chiedo scusa“. Lo si adopera prima o dopo lo “stavo a scherza’“.
Perché noi, in Italia, soprattutto se personaggi pubblici o politici, stiamo sempre a scherza’. Affermazioni razziste e fasciste inaccettabili? Nessun pericolo: stava a scherza’ e poi chiede scusa. Figuracce internazionali con foto ufficiale con corna fatte da dietro al premier vittima di turno? Solita ricetta: prima chiedere scusa e poi dire che si stava a scherza’. Bestemmia videoregistrata? Poco male. Basta contestualizzare. Poi, ovviamente, egli “stava a scherza’”. Lo dice anche sua Eminenza.
Ugo, dal canto suo, giustifica e spiega il comportamento della restante parte degli italiani che dunque non sono né pubblici, né politici ma semplici cittadini. Com’è possibile che nonostante anni di scandali, figure barbine, caroselli equestri, imbonimento forzato di giovani fanciulle, imbrogli e imbroglietti giuridico-legali, disoccupazione crescente, economia calante, gli italiani stiano buoni? Non parlano. Non protestano. Non s’indignano. Tacciono.
Non si capisce perché continuano, dicono i sondaggi di vario colore, sapore e veridicità, ad appoggiare un governo che non si sa chi ha votato. Provate a chiedere in giro. In teoria una persona su due dovrebbe dichiarare di averlo fatto. In pratica dicono, in troppi, di non averlo votato per niente. Non l’ha votato quasi nessuno.
Inoccupazione giovanile da record, numero esagerato di famiglie che non arrivano a fine mese con lo stipendio, per non parlare delle difficoltà per pagare il mutuo della prima casa, fatica, stress. Eppure non si batte ciglio alla battutona del Signor Primo Ministro che non lo si può mandare a casa perché lui di case ne ha venti e i suoi avversari non sanno dove mandarcelo. In quale delle venti case, ovviamente. Papageno, disperato, dice :”Alles stille”. Tutto silenzio. Noi non saremo disperati, però siamo silenziosi. Il senso della realtà è evaporato con la lobotomizzazione da “Grande Fratello”, come detto da un Onorevole Deputato del Governo, dei cittadini. Solo ciò che viene ricevuto in forma digitale o analogica terrestre costituisce realtà e diventa memoria. Si vota con una scheda cartacea, dunque ne scompare la memoria. Si dovrebbe forse votare con il telecomando del televisore. Forse ci ricorderemmo cosa abbiamo premuto…
Noi tutti si vive di fatto in un buco. Dotato di antenna. Ovvero la tana di Ugo la Talpa che non esce da casa sua perché deve rivedere “Radici”.
Questa è l’Italia di oggi? Una minima parte di cabarettisti più o meno ridanciani e una grande massa di talpe silenti e video-dipendenti?
Nel grande vuoto così definito prosperano le Famiglie… più o mono sacre e unite.
No, non preoccupatevi. Chiedo scusa. Sto a scherza’, al sicuro della mia tana.
Voi, invece, che fate?