Siamo ormai alla scuola dell’illegalità. A giorni il Consiglio di Stato, dopo aver bocciato l’allargamento della cosiddetta riforma Gelmini alle classi intermedie di istituti tecnici e professionali, dovrà affrontare un altro ricorso che potrebbe ancora una volta censurare il comportamento a dir poco disinvolto nella gestione dell’organizzazione scolastica. Un nuovo ricorso ancor più radicale e complesso ben illustrato ieri da un esperto come Osvaldo Roman su www.scuolaoggi.org. Ma ormai una cosa è certa: nella scuola come in altri campi dell’azione governativa, il rispetto delle regole è da troppo tempo diventato un optional. Che cosa risponderà Maria Stella Gelmini in senato dove è stata chiamata a riferire sull’avvio dell’anno scolastico? Qualsiasi ministro al suo posto si troverebbe in grande imbarazzo. Perché davvero non si ricorda una situazione di disagio e di caos come quello attuale: al di là del dramma che coinvolge decina di migliaia di insegnati precari rimasti senza posto (e senza stipendio), in troppe classi si aspetta ancora il completamento degli organici, ancora troppi alunni disabili restano senza assistenza, spesso aleatorio è l’insegnamento della lingua inglese alle elementari, migliaia di classi sono rimaste senza tempo pieno. E il colpo di grazia lo ha dato appunto il Consiglio di Stato dichiarando illegittimo il drastico taglio di orari e di cattedre in circa la metà degli istituti superiori.

In un normale stato di diritto questo pronunciamento avrebbe dovuto portare al posto che occupavano lo scorso anno oltre 10 mila docenti dichiarati per via dei tagli in soprannumero e costretti a trovarsi un’altra sistemazione. Un rimedio che sono in molti a ritenere praticamente impossibile: si dà per scontato che per sanare lo stato di illegittimità dichiarata, il governo sarà costretto a varare qualche provvedimento riparatore. Un provvedimento insomma che consenta di lasciare le cose come stanno non perché così va bene, ma per scongiurare guai irreparabili. Sarà battaglia, dunque, in senato quando arriverà il ministro. “Avevamo ragione noi, i sindacati, il Tar, il Consiglio nazionale della Pubblica istruzione, gli insegnanti, i Dirigenti scolastici e torto la Gelmini , ora si dimetta”. Così la senatrice Marilena Adamo ha commentato la notizia che il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del ministro contro la sentenza del Tar del Lazio che sospendeva la riduzione oraria nella classi 2°, 3° e 4°degli istituti tecnici e negli istituti professionali. “Non solo è stata una follia, mentre partiva la riforma solo nelle prime classi, imporre quel taglio orario nelle altre sconvolgendo la continuità didattica, con la perdita di migliaia di posti di lavoro, ma era una imposizione arbitraria, priva di supporto giuridico, un abuso e un sopruso”. Fa specie pensare che tutto ciò avvenga proprio nella scuola dove la legalità, il rispetto delle regole è obiettivo fondamentale e quotidiano. Studenti chiamati a rispettare le regole, e il ministro no. Una mancanza di coerenza di cui la dovrà ora rendere conto.

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