“Tutti si dimenticano che è andata in onda una trasmissione volgarissima dove c’era un signore che prendeva in giro tutti gli Italiani in un modo stravolgare, che ho trovato molto offensivo per l’Italia tutta. Una cosa volgarissima, di cui mi vergogno tantissimo da italiana”.
Con queste parole solforiche Maria Grazia Cucinotta, l’ex valletta di Arbore assurta a diva più decorativa dello stivale, si è finalmente scoperta pensante. O meglio, il merito di aver dischiuso l’iper-mammellato scrigno di peltro che occultava cotanta profondità intellettuale è tutto di Sabelli Fioretti e di Lauro, conduttori della trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora“, in onda su radiodue.
Sono proprio i due giornalisti ad aver maneggiato sapientemente il chiavistello con cui sono riusciti a svellere il sacro ricettacolo del Cucinotta-pensiero.
E così scopriamo che il summenzionato signore, degno di finire “nel dimenticatoio“, non è Lurch Vespa, nè il barzellettiere orchidaceofilo di Arcore. Si tratta di un mostruoso minotauro che, a dire dell’attrice, è un “presentatore” con il cognome iniziante con la “S” (escludiamo, quindi, Carlo Conti), ma dal collo in giù ha le fattezze di un comico bestemmiatore: insomma, un ibrido orrido tra Santoro e Luttazzi, un prodotto sbalordente germinato dal crash delle sinapsi cucinottesche.
“Per carità, che cosa è questo soggetto che dovrebbe veramente…”– prosegue Maria Grazia nel climax della sua orazione patafisica, ma si ingarbuglia in un coacervo inestricabile di fonemi, da cui, per fortuna, i due conduttori riescono ad estrarre il sofferto messaggio: Luttazzi e Santoro sono più volgari di Berlusconi. E il riferimento è alla trasmissione “Rai per una notte“, occasione in cui Luttazzi recitò un monologo forte ed irriverente contro “Silvio Lolito Berlusconi” e la sua allegra combriccola.
Tutto questo è inaccettabile per la nostra patriottarda star, “perchè è una bestemmia per tutti gli Italiani e per l’Italia”, roba a confronto della quale quelle di Germano Mosconi sono rime in dolce stil novo. E se proprio vuoi dire la tua – sentenzia, papale papale, la Cucinotta con una originale rivisitazione del concetto di “libertà di pensiero” – tienitela per te, non diffondere il tuo truce pensiero.
Insomma, con la delicata sensibilità di Maria Grazia, che esala prepotentemente dalle sue fulgide prove attoriali, non si scherza. Lei, novella Paola Binetti con l’impalcatura mammaria in vista, è una che fa beneficenza. Anche se reclama un “onorario” di 30.000 euro per presenziare all’inaugurazione di una piazza intitolata a Massimo Troisi, a Procida.
Lei, cosmopolita e donna di mondo, è una che ama profondamente le lande yankees. Anche se ignora che laggiù c’è qualche bestemmiatore di purissima razza che ha “ispirato” profondamente il vituperato Luttazzi.
Lei è una che non si occupa di politica. Anche se suo marito, Giulio Violati, l’ex proprietario della Ferrarelle noto anche come il “re delle acque minerali”, ha guidato come coordinatore e tesoriere la campagna elettorale di Renata Polverini (Pdl) per le ultime regionali ed è stato designato da Bondi nel cda della Fondazione Arena di Verona.
Lei ha sempre respinto con sprezzo ogni candidatura politica. Che non le è stata offerta dalla compagine del marito, ma nientepopodimeno che dalla paccottiglia democratica. Sabelli Fioretti e Lauro insinuano che sia una delle solite genialate del Veltruan del paese delle meraviglie. Ma alla fine si tratta solo di chiacchiericci da gossip, come tuona fremente la nostra pulzella di Messina.
L’unica certezza, che promana vigorosamente dall’ascolto delle giaculatorie di Maria Grazia e che pungola insistentemente le nostre coscienze, è che non ci resta che piangere. Forse anche l’indimenticato Massimo Troisi sarebbe d’accordo.