La trasparenza non abita a Barano d’Ischia. Dove se registri e metti in rete un pezzo di consiglio comunale, finisce che ti becchi una denuncia. Sarà materia di carte bollate lo scontro tra il sindaco Paolino Buono e il Movimento 5 Stelle dell’isola d’Ischia. Uno scontro iniziato il 20 luglio, quando il primo cittadino aveva negato ai grillini ischitani il permesso di videoregistrare i lavori consiliari che avevano all’ordine del giorno un provvedimento di bilancio e alcune modifiche del capitolato d’appalto del servizio di nettezza urbana. Ma i militanti del movimento hanno comunque ripreso e diffuso su Internet una parte della seduta. Paolino Buono è andato su tutte le furie e ha annunciato che “quest’amministrazione comunale ha dato mandato ad un proprio legale di produrre apposita querela in sede penale e valutare la possibilità di richiedere danni in sede civile”.
Ma quale è il reato? E in cosa consiste il danno, dato che i consigli comunali sono pubblici e aperti al pubblico? Il sindaco ha citato una recente sentenza del Tar del Veneto, la numero 826 del 2010, che aveva dato ragione al Comune di Stra (Venezia) in una vicenda per certi versi simile. Una decisione spesso utilizzata dalle amministrazioni poco desiderose di far sapere i fatti propri.
I grillini hanno replicato appellandosi a una serie di norme e leggi che tutelano la pubblicità degli atti e delle sedute del consiglio comunale. E hanno ricordato di aver preventivamente informato i consiglieri che di lì a poco sarebbero stati ripresi. Fra le altre cose il regolamento comunale non stabilisce nulla in materia di registrazione e diffusione delle immagini consiliari.
Chi ha ragione? Al di la delle sottili disquisizioni giuridiche sui limiti della diffusione dei consigli comunali e sulle rigide prescrizioni che dovrebbero regolarne la videoripresa, ben riportate nella sentenza del Tar Veneto, un’amministrazione comunale orgogliosa delle proprie delibere non dovrebbe avere alcuna difficoltà a dare la massima risonanza al proprio operato. E la querela annunciata dal sindaco di Barano d’Ischia non è incoraggiante in tal senso. Secondo l’avvocato Mario Goffredo, militante del Movimento 5 Stelle, la denuncia “denota una volontà intimidatoria nei confronti di coloro che sono ritenuti cittadini impertinenti solo perché desiderosi di informazione dell’operato consiliare. Il legittimo diritto alla ripresa video del Consiglio Comunale, per legge pubblico, viene deliberatamente ed erroneamente equiparato ad una violazione della privacy, contraddicendo i principi della trasparenza e della pubblicità alla base dell’agire amministrativo di tutte le Amministrazioni Pubbliche dello Stato”.