Studiare e studiare e ancora studiare per capire i mutamenti d’epoca e di società, così dice oggi Achille Occhetto nell’intervista a Repubblica. Vecchia e sorpassata e patetica scuola? Può darsi. Però quanti ritardi a sinistra. Ci ha (abbiamo) messo anni a capire che la Lega non era solo roba da valligiani subalpini e subnormali, fino a ritrovarceli, ohibò che sorpresa, al governo di Piemonte, Veneto, che dico, dell’Italia intera. Si fosse “studiato” un po’ di più forse ci si sarebbe accorti che Bossi e compagnia ponevano domande legittime, alle quali fornivano risposte aberranti o balorde, ma le fornivano. Ci abbiamo messo anni a capire che Berlusconi era un prototipo d’italiano, non certo un’eccezione, perfetto perché in tanti vi si riconoscano con transfert da manuale. Abbiamo passato anni a sbertucciarlo e denunciarlo per le sue buffonate, per la sua disonestà, per la sua volgarità, facendo finta di non vedere l’enorme display che si porta in fronte, dove c’è scritto in stampatello bello chiaro: io sono un corruttore, io sono un puttaniere, io sono un impunito…Almeno in questo, l’uomo è di cristallina onestà, gli andrà pur riconosciuto. Dei suoi vizi mena vanto, ed è qui la sua forza. L’uomo è falso come la moneta, ma non è un’ipocrita. Avessimo “studiato” un po’ di più (non lui, che è esattamente quel che sembra, ma il suo pubblico), ci saremmo forse accorti che così tanti italiani erano già da tempo nel “post” o “pre” politico, pronti a cadere nella rete telelettorale dell’illusionista bestemmiatore, nel Paese dei santi e dei bestemmiatori.
Ora, credo che sarebbe colpevole non tener conto del fatto che in vent’anni il Paese si è berlusconizzato o comunque assentato dalla politica, al di là dei numeri in parlamento. Voglio dire che, se nei prossimi mesi si andrà al voto, il messaggio di fondo che verrà da quella parte sarà uno solo e verrà urlato in tutti i modi: “con le loro alchimie da faccendieri della politica mi rubano il potere che mi sono legittimamente conquistato”. Messaggio rozzo e pure istituzionalmente eversivo, ma, aggiungo, messaggio di semplicità terribilmente efficace. Il problema è che dall’altra parte, per ora, si continua invece a sentire un chiacchiericcio indistinto, un po’ di Montezemolo e un po’ di Vendola, un po’ di papa straniero e un po’ di primarie, che ancora non si è capito se sono da fare o da evitare. Oppure dotte e certamente ineccepibili dissertazioni sul carattere parlamentare di questa Repubblica, e sulla perfetta legittimità di cambi di maggioranza e di governo senza che la legislatura si interrompa, e sulla crisi definitiva del sistema Berlusconi. Ecco, non vorrei che sfugga, alla mia cara sinistra, un obbligo dettato dai tempi: l’urgenza. Per carità di patria, si scelga presto un papa, che sia straniero o che sia domestico, l’importante è che sia contundente. Si scelgano due o tre priorità, e ci si faccia grazia dei programmi di cento pagine. Ma si faccia presto, prestissimo, perché quello, per quanto acciaccato, è già pronto e saltella sul ring. Non vorrei che, dopo aver sbagliato le analisi, la sinistra adesso sbagliasse i tempi.