Prosegue la guerra di nervi tra il presidente della Camera e il presidente del Consiglio che da Varese punta dritto sulla riforma della giustizia
Poche ore prima, le agenzie di stampa battevano le frasi dell’intervista di Gianfranco Fini ad Annozero. Il presidente della Camera annuncia che non si dimetterà perché, spiega, “anche altri presidenti della Camera in tempi recenti hanno svolto un ruolo politico e non credo che sia nulla di male se lo faccio anche io”. Fini è poi tornato sulla casa a Montecarlo ereditata da An, venduta e poi affittata da Giancarlo Tulliani. “Ricorda la parabola della pagliuzza e della trave. Io sono felice perché da 30 anni in Parlamento mi hanno radiografato, qualcuno aveva auspicato il metodo Boffo. Ma se dopo tutto questo e quanto si è speso siamo alla casa di Montecarlo. Quante travi negli occhi altrui”.
Durante l’intervista Fini affronta anche la crisi della maggioranza e le prospettive di eventuali elezioni anticipate. “Chi conosce la Costituzione ha la risposta obbligata e ieri anche Berlusconi ha candidamente spiegato che spetta al presidente della Repubblica verificare se c’è la possibilità di un’altra maggioranza”. Fli con l’Udc di Pierferdinando Casini e l’Api di Francesco Rutelli, ha spiegato Fini, ha “valutazioni comuni su alcune questioni come il fatto che noi cerchiamo di unire e non di dividere, rispettiamo le istituzioni e abbiamo il valore dell’identità nazionale”. In caso di elezioni anticipate, ha detto, “immaginiamo che Futuro e Libertà acquisti tanta capacità trasversale da essere il vero, grande Pdl: che faranno allora Berlusconi e Bossi?”. Comunque
“non credo francamente che si vada a votare. Comunque vedremo se la chiave interpretativa del pensiero di Bossi, che Berlusconi ha rivendicato di avere, aprirà la porta perché la legislatura possa andare avanti. Il presidente del Consiglio ha il dovere di mostrare di voler governare”. Ma certo, aggiunge Fini parlando del premier, “il conflitto di interessi è un problema vero, c’è una concentrazione ma non è un problema di oggi e in altre democrazie ci sono leggi più stringenti”. Anche per questo, secondo il presidente della Camera, si deve “privatizzare la Rai e lasciare i partiti fuori dall’azienda televisiva pubblica”. Per questo “non escludo di adottare delle iniziative di Futuro e Libertà” per avviare la privatizzazione stando però “attenti” a chi è interessato all’acquisto.E critica la direttiva della Direzione generale della Rai: “Impedire gli applausi in trasmissione è come impedire ai cittadini di parlare. Piuttosto la questione è come organizzare gli applausi perche’ è come se a uno stadio si consentisse l’accesso ad una sola tifoseria”.
La giustizia, infine. Con l’apertura al Lodo “costituzionale”, su cui Fini, dice, “non ho niente da obiettare”. Ma la proposta, avanzata dal premier, di istituire una commissione di inchiesta sui magistrati “è comprensibile in un comizio ma è stata rapidamente archiviata. In Italia c’è la separazione dei poteri. La proposta è un “guazzabuglio”. Quanto al processo breve per Fini “non sarebbe accettabile se oltre a fissare dei tempi massimi per la celebrazione dei processi venisse proposta una norma retroattiva capace di cancellare il diritto delle vittime” ad avere giustizia.