C’è una strategia stragista comune alle tre organizzazioni criminali – mafia, camorra e ‘ndrangheta – pronta a colpire magistrati e giornalisti. L’allarme è scattato dopo l’arrivo di una dettagliata lettera anonima, considerata “assai seria” e forse proveniente da ambienti legati ai servizi segreti, che parla apertamente di una “comune strategia stragista” decisa in perfetta sinergia tra i capiclan durante una serie di incontri avvenuti in Sicilia. Tra gli obiettivi della nuova campagna di morte c’è anche il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, indicato proprio due giorni fa da una telefonata anonima come il bersaglio di un bazooka ritrovato in una strada del capoluogo calabrese. La lettera, indirizzata nei giorni scorsi alla Dia di Caltanissetta, è stata subito “girata” alle autorità giudiziarie competenti: le procure di Catania, Roma, Catanzaro. Anche il Comitato per l’ordine e la sicurezza di Caltanissetta è stato allertato e ha aperto un’istruttoria sul caso. Il messaggio, anonimo, recapitato per posta, consta di un foglio “omissato” nella parte superiore, quella dell’intestazione e si conclude con un macabro avvertimento: nuovi attentati sono pronti a colpire i magistrati antimafia titolari delle inchieste più “calde” contro la criminalità organizzata.
I bersagli sono indicati uno per uno: Raffaele Cantone, ex pm anti-camorra oggi trasferito presso la Corte di Cassazione, il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, il suo aggiunto Nico Gozzo, il sostituto nisseno Nicolò Marino, il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e il sostituto reggino Michele Prestipino. Tra i possibili obiettivi, poi, vengono indicati anche Sebastiano Ardita, dirigente del Dap (il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) e il giornalista de L’espresso Lirio Abbate, in passato bersaglio di altre minacce e dunque già sotto scorta. Di quest’ultimo, vengono addirittura indicati alcuni recenti spostamenti e incontri che, dopo le opportune verifiche, sono risultati realmente avvenuti. Anche altri obiettivi della campagna di sangue indicati nella missiva sono già stati in passato destinatari di minacce. Un’inchiesta tuttora in corso ha infatti accertato che alcuni uomini del clan dei casalesi si sarebbero introdotti nei corridoi della Cassazione nei mesi scorsi per cercare di individuare l’ufficio di Raffaele Cantone. Un incontro tra Cantone e Abbate, avvenuto qualche tempo fa e confermato dallo stesso magistrato, viene raccontato minuziosamente nella lettera a conferma dell’altissimo livello di informazioni in possesso di chi la scrive. Per come è congegnato, il messaggio anonimo somiglierebbe in tutto e per tutto a una nota riservata dei servizi segreti: nella parte superiore del foglio, infatti c’è uno spazio che sembrerebbe contenere i dati sulla fonte dell’informativa. Ma anche questo è stato coperto da un tratto di pennarello nero e dunque risulta invisibile.
Quello che inquieta maggiormente gli inquirenti, però, è il contenuto della missiva, che non si limita a lanciare l’allarme sull’imminente campagna di morte e a indicarne gli obiettivi, ma ne spiega minuziosamente la genesi e la matrice criminale. E che risulta, secondo gli investigatori, particolarmente preoccupante. La strategia comune, che Cosa Nostra avrebbe deciso assieme alla ‘ndrangheta e alla Camorra – fa notare chi indaga – ha infatti un clamoroso precedente, che risale proprio al ’92, l’anno delle esplosioni di Capaci e via D’Amelio. Anche nell’anno delle stragi siciliane, infatti, gli attentati a Falcone e Borsellino furono sanciti da una comune strategia stragista, voluta dai boss mafiosi in accordo con i clan della Campania e della Calabria, come risulta dalle ultime acquisizioni dell’indagine denominata ‘Sistemi criminali’. Il ritrovamento del bazooka destinato a Pignatone appare oggi, alla luce della lettera ricevuta dalla Dia nissena, come una terribile conferma agli avvertimenti lanciati dall’anonimo estensore. Gli inquirenti si chiedono: chi è il reale mittente del messaggio? Si tratta di un’informativa dei servizi segreti, così come parrebbe a un primo esame? E in tal caso, perché non è giunta per le vie ufficiali ai diretti interessati? E se non lo è, chi ha interesse a farla passare per una missiva proveniente dai servizi? Torna, insomma, l’ombra delle agenzie di intelligence deviate, proprio nel momento in cui le ultime indagini della procura di Pignatone sembrano confermare che il monopolio dei rapporti tra criminalità organizzata e 007 infedeli sia passato dalla Sicilia di Cosa Nostra alla Calabria della ‘ndrangheta.