L’Unione europea risponde picche alla Libia, mentre la Francia s’adegua alle richieste di Bruxelles. Notizie sull’immigrazione che non avete forse letto sulla stampa italiana, ma che escono dalle cronache comunitarie di questa settimana.
La Libia. I commissari europei agli Affari interni Cecilia Malmstroem e alla politica di vicinato Stefan Fule hanno fatto una visita in Libia ed hanno concluso un accordo di cooperazione con le autorità di Tripoli: obiettivo, metterle in condizione di meglio contrastare l’immigrazione clandestina e di migliorare, nel contempo, il rispetto dei diritti dei rifugiati e, in generale, dei diritti dell’uomo.
La Commissione europea tiene a disposizione 50 milioni di euro per il triennio 2011-2013 per facilitare l’attuazione dell’intesa da parte della Libia: il denaro non verrà consegnato alle autorità libiche, ma sarà speso direttamente dalla Commissione, dopo avere valutato i progetti che le saranno presentati.
In occasione della visita della delegazione europea, il ministro degli Esteri libico Moussa Koussa ha ripetuto la richiesta di 5 miliardi di euro l’anno rivolta all’Ue al dittatore libico Muammar Gheddafi nella sua visita a Roma di fine agosto (e l’Italia s’era impegnata a portare la richiesta all’attenzione dell’Ue). L’agenzia libica Jana ha riferito che il ministro Koussa ha detto che i 5 miliardi servono “a bloccare definitivamente” l’immigrazione clandestina a partire dalle coste libiche.
A Koussa, la Commissione ha risposto di ritenere esagerata la richiesta. Punto e basta. Ma Roma, pur senza avallare la cifra, non spegne le speranze del dittatore : vuole che la questione sia discussa al vertice euro-africano di novembre, che si farà in Libia.
La Francia. Certo vi ricordate lo scambio di battute al vetriolo fra Commissione Ue e governo francese, a proposito delle espulsioni dei rom dalla Francia, con il presidente Nicolas Sarkozy che strillava come un’aquila perchè Viviane Reding, responsabile della giustizia nell’Ue, aveva criticato la Francia con parole forti.
Rispettando le procedure dell’Unione, la Commissione ha poi avviato una procedura d’infrazione nei confronti della Francia. E ora le autorità di Parigi vanno a Canossa del rispetto delle regole comunitarie: entro il 15 ottobre, come previsto, invieranno alla Commissione una risposta completa ai quesiti loro posti nel tentaivo di evitare che la procedura d’infrazione sul rispetto della libera circolazione delle persone vada avanti. Lo ha detto una fonte francese, a margine di un Consiglio dei ministri dell’Interno dell’Ue a Lussemburgo: “Non possiamo sottrarci“. Per questa volta, almeno, i galletti non fanno chicchirichì.