Studenti delle scuole superiori e delle università sono scesi in piazza insieme a docenti precari e ricercatori. In oltre novanta piazze d’Italia è andato in scena il “no Gelmini day” per protestare contro i tagli del governo all’istruzione, contro la riforma della scuola già approvata e quella dell’università che sarà discussa nei prossimi giorni alla Camera. Secondo l’Unione degli studenti e l’organizzazione Link-coordinamento universitario, in piazza sono scesi oltre 300mila manifestanti: “Un dato significativo che promette un autunno caldo”, hanno commentato.
Il corteo nazionale ha sfilato per le strade di Roma. Un’incursione al ministero dell’Istruzione all’alba ha dato il via alla mobilitazione. Alcuni manifestanti travestiti da mimi hanno esposto un cartello con scritto: “Voi l’incubo, noi la sveglia”. Più tardi, da piazzale Ostiense si è mosso un corteo di 30mila persone, secondo gli organizzatori, che ha invaso le strade della città. Dietro lo striscione “la scuola è un bene comune. Studenti, precari e genitori in mobilitazione”. Al grido “Stella ciao”, sulle note di una rivisitata “Bella ciao”, sono arrivati sotto gli uffici del dicastero della Gelmini, dove studenti travestiti da carcerati hanno appoggiato una gabbia, “simbolo della scuola di oggi”.
Diverse migliaia di persone hanno protestato anche a Torino, Bologna, Palermo, Firenze e Milano.
Nel capoluogo lombardo il corteo si è mosso da piazza Cairoli alle 9.30. Secondo gli organizzatori in 20mila hanno preso parte alla manifestazione, 10mila per la questura. Il corteo, vicino a piazza Duomo, si è diviso in due parti. Una ha sfilato fino al provveditorato di via Ripamonti. Qui gli studenti hanno contestato il governo per l’introduzione nelle scuole di corsi sulla cultura militare e hanno colpito una sagoma del ministro Gelmini vestito da soldato con uova, rotoli di carta igienica e fumogeni.
Il resto dei manifestanti si è diretto verso l’Università statale, dove verso le 11 si sono veriticati momenti di tensione, con un ferito tra le forze dell’ordine: a un funzionario di polizia è stato spruzzato negli occhi spray urticante. Mezzora dopo alcuni studenti hanno cercato di forzare un cordone di forze dell’ordine in via Velasca e si sono scontrati per qualche secondo con gli agenti costretti a intervenire in assetto anti sommossa.
A fine mattinata un gruppo formato da studenti e da giovani legati a centri sociali è entrato nel chiostro centrale dell’Università statale. Una cinquantina di loro, mentre qualcuno gridava “esproprio proletario”, hanno fatto un’incursione nella mensa dell’ateneo e, incapucciati, hanno portato via bibite e panini. Poi si sono diretti verso la libreria Cusl, gestita da studenti di Comunione e liberazione: davanti alla porta chiusa, hanno cantato cori contro il fondatore di Cl don Giussani, hanno lanciato alcuni petardi e aperto un idrante. L’azione contro la libreria viene dopo che il mese scorso sono state rese note le motivazioni della sentenza di condanna con rito abbreviato a due anni e sette mesi di reclusione per Valerio Ferrandi, figlio dell’ex terrorista di Prima Linea Mario, e a pene inferiori per altri quattro giovani anarchici milanesi: i cinque nell’ottobre 2009 si erano rifiutati di pagare 700 fotocopie fatte alla Cusl e avevano picchiato alcuni studenti.
Alle contestazioni della giornata, Mariastella Gelmini ha risposto accusando i manifestanti di riproporre “vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo”. Secondo il ministro, è invece “indispensabile proseguire sulla strada delle riforme”.
di Luigina D’Emilio e Luigi Franco