Erano mesi che mi domandavo dove sarebbe andata a parare la classe politica attualmente al potere, se si fosse voluta “sbarazzare” di Berlusconi. Indubbiamente il presidente del Consiglio dei Ministri passa uno dei suoi periodi politici meno felici degli ultimi anni. Ma se la politica è un “sistema” trasversale (di cui i leader sono solo l’espressione più evidente) e che vanta dietro le quinte un vero e proprio intreccio di potere economico, elettorale e quant’altro… come potrebbe fare quello stesso sistema a mantenere se stesso, rinnegando il proprio indiscusso leader storico?
Facile: è necessario che Fini si smarchi, in qualche modo, da Berlusconi, per apparire come l’alternativa credibile di un sistema… che rimane di fatto lo stesso!
Stessi nomi, stesse regole, stesse logiche.
Ma come fare?
Non era facile, ma il “Tulliani gate” è arrivato giusto a proposito.
Dopo 16 anni di condivisione politica pressoché totale con Silvio Berlusconi, di leggi ad personam, di tolleranza verso il conflitto di interessi, di attacchi continui alla magistratura, di fusione di partiti e movimenti politici, oggi la “crepa” tra il presidente del Consiglio dei Ministri ed il presidente della Camera ha reso quest’ultimo una sorta di eroe e di valido avversario (sic!) del presidente Berlusconi, assicurando con buone probabilità una nuova vita allo stesso “sistema” che da anni tiene le redini del Paese.
Personalmente, mi fa un po’ sorridere questa reazione, specie da parte degli elettori della sinistra.
Ci si propone un “nuovo”… perché resti tutto uguale a prima?
Vedremo.
Certo è che l’esperienza del “nuovo” di Forza Italia nel post tangentopoli, il coevo varo del sistema maggioritario (con la “quota” di sbarramento minima del 4%, presentato come garanzia di stabilità ma che, di fatto, ha castrato la nascita e la affermazione dei nuovi partiti all’epoca emergenti) e, infine, le liste bloccate che non consentono di scegliere i parlamentari e garantisce il riciclaggio dei soliti nomi, dovrebbe invitare ad una maggiore diffidenza, ed a cercare di saper ben distinguere il “vero nuovo” dal “restyling” di immagine del vecchio.
Rispetto agli scandali cui la politica ci ha abituato, la storia della casa di Montecarlo appare davvero poca cosa, quasi inverosimile e sostanzialmente risibile, se dovesse essere considerata l’arma di “mister B.” per distruggere il suo novello avversario: se si fosse voluto veramente distruggere Fini, possibile non si sia trovato nulla di meglio, magari scavando nel suo passato meno recente, quando era un uomo della fu vera destra (quella rinnegata al congresso di Fiuggi)?
Personalmente non credo a questo acerrimo conflitto tra Fini e Berlusconi, ed ho il forte sospetto che quanto sta accadendo sia la risposta alla domanda che mi pongo da mesi: come farà questa stessa destra, forse ormai decisa ad un ricambio, a mantenersi al potere attribuendosi una nuova credibilità agli occhi degli elettori?