Caro Direttore,
Mi fa grande tristezza che un parlamentare, cioè un rappresentante del Popolo Italiano, quale è l’onorevole Sonia Alfano, eserciti violenza verbale nei confronti di liberi ed incensurati cittadini italiani. Mi riferisco al commento dell’onorevole Alfano all’intervista della signora Roberta Bontate, apparsa su “Repubblica”. Non sono il difensore della signora Bontate, né intervengo come difensore di Provenzano. Esprimo il mio pensiero da cittadina italiana e, nel caso specifico, manifesto il mio vivo disappunto. Ho sempre ritenuto che si debba essere valutati per quello che si è e per ciò che si fa e non per “l’eredità” che, senza alcun merito e, dunque, senza alcun demerito, si riceve dai genitori. Sono autorevolmente confortata, in questo mio pensiero, dalla nostra Costituzione, che detta il principio di personalità della responsabilità penale. Come cattolica, poi, ricordo che ci si confessa e si fa ammenda dei propri peccati e non di quelli commessi da altri.
Il nostro ordinamento, ancora, prevede che la pena da espiare si estingua con la morte del reo. Non è prevista estensione della pena ai parenti, né trasmissione jure ereditatis, neppure delle pene accessorie. Non è neppure previsto (almeno fino ad oggi) l’obbligo, per nessuno, di definire “putrida” la propria famiglia. Non è neanche obbligatorio rivelare i peccati o i reati dei genitori, specie se, anche in ragione dell’età, non si è avuta la fortuna di essere depositari di confidenze, di segreti, o di scritti. Essere figli di vittime della mafia non comporta il diritto di emettere sentenze di condanna nei confronti di soggetti incensurati e senza colpe proprie, né di emanare, in proprio codici penali o morali.
Avvocato Rosalba Di Gregorio