Il presidente dell'Inps dice che l'istituto non permetterà a chi è iscritto alla “gestione separata” di poter fare online una “simulazione” della propria pensione: "Si rischierebbe un sommovimento sociale". Rivolta in Rete dei precari, ma i sindacati rimangono in un imbarazzante silenzio
La notizia passa in sordina sui media tradizionali ma viene rilanciata in rete, da Agoravox a Beppe Grillo, e su Facebook sono in decine di migliaia a condividere questo post di Blogosfere. La protesta sale su Internet, ma non trova una reazione adeguata dei sindacati che glissano sulla “battuta” del presidente dell’Inps. Nei commenti sui social network emerge un dato certo: i sindacati rappresentano solo i loro tesserati, ovvero chi è in procinto o già in pensione. E i giovani pensano a due alternative plausibili: lavorare in nero ed evitare di pagare i contributi. Insomma, sì all’illegalità e ai soldi sotto il materasso piuttosto di un versamento iniquo, peraltro a favore di chi ha già goduto di maggiori garanzie e tutele. Ilaria Lani, reponsabile coordinatrice politiche giovanili Cgil nazionale è imbarazzata: “Il timore è che questa dichiarazione abbia paradossalmente incentivato il lavoro nero, mentre i giovani dovrebbero essere più interessati a conoscere la loro realtà contributiva”. La Cgil tergiversa così sul vero problema: non è una scarsa diligenza dei contribuenti in tema di gestione separata, piuttosto è la consapevolezza radicata che ciò che oggi versano all’Inps non confluirà nella loro pensione. E ci sono anche altri problemi: “Certo, è evidente il nodo della sostenibilità intergerazionale ed è necessario sensibilizzare anche sulla pensione integrativa”. Ma quali precari, oggi, possono permettersi di pagarla? Pochissimi perché i soldi in busta paga sono ancor meno. Maurizio Petriccioli, segretario confederale della Cisl, spiega che il sindacato non era nemmeno a conoscenza della dichiarazione di Mastrapasqua: “Apprendo ora della notizia e credo che Mastrapasqua sia stato incauto. In questa situazione è preferibile una maggiore responsabilità alle dichiarazioni inopportune”. Anche se la situazione è drammatica. “Intendiamoci, l’allarme non è di oggi. Per questo chiediamo da tempo la riduzione della forbice tra lavoro standard e parasubordinato, perché la forte differenza in termini contributivi si ripercuoterà sulla pensione”. Se il sindacato fosse così propositivo, sarebbero incomprensibili le ragioni dei precari, ma Petriccioli è convinto che la Cisl sia sulla strada giusta: “Non credo che ci sia un buco di rappresentanza. Certo, dobbiamo migliorare ed è necessaria anche la volontà politica di farlo. Se Mastrapasqua dice così deve anche fornire una soluzione”. Sorprende in ogni caso che la Cisl sia concentrata sul lancio di uova e vernice e non abbia né visto né commentato la dichiarazione del Presidente dell’Inps. “E’ legittimo che in casi di violenza così eclatante si manifesti solidarietà. Non si tratta di un complotto. Noi di precari ci siamo sempre occupati”. L’unico a emettere un comunicato all’indomani della dichiarazione contestata è stato NidiL – Cgil, che si occupa di lavoratori atipici. “Il problema è reale”, spiega la segretaria generale Filomena Trizio. “Non so quali stime abbia Mastrapasqua e la recessione di oggi è un’aggravante sul maturato pensionistico. Il mondo del lavoro ha creato condizioni individualizzate, ma i precari devono ancora credere nei sindacati e rivolgersi a loro con più forza”. Domenico Proietti, segretario confederale Uil con la delega ai temi della previdenza elenca i successi del lavoro sindacale: “Siamo impegnati per trasformare la flessibilità in stabilità aumentando anche la contribuzione”. Come è possibile che la Uil non si sia pronunciata a fronte di una dichiarazione simile? Non sarà forse che è lontana da chi pretende di rappresentare? “Commentiamo le notizie solo quando veniamo sollecitati”, puntualizza Proietti. “I precari sanno che siamo dalla loro parte e non parliamo solo con le parole di Mastrapasqua, che ha confermato quanto il futuro delle giovani generazioni sia segnato al ribasso. E ai parasubordinati, adesso, manca davvero qualcuno che, fuori dalla piazza virtuale, porti avanti i loro diritti.