Con la recente nomina di Pierluigi Campana sale a quattro il numero dei fisici italiani che hanno assunto un ruolo strategico nel Centro ricerche nucleari. Un successo europeo che si contrappone alle difficoltà e al percorso tortuoso nelle nostre università
Forse anche per questo motivo la notizia dell’ultima nomina, quella che ha permesso di realizzare il poker italiano, è stata ben poco ripresa dai media nostrani. Ad essere nominato meno di un mese fa al coordinamento internazionale di LHCb è stato Pierluigi Campana, dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) di Frascati. Entrerà in carica a maggio 2011 e ci resterà per tre anni. Di che cosa si tratta? La macchina di Lhc spedisce particelle con accelerazione ed energia così elevate che permetterà di capire cosa accadde 14 miliardi di anni fa, dopo che il Big Bang diede origine all’universo che conosciamo. Si aspettano dei risultati straordinari, che potrebbero rivoluzionare la fisica delle particelle. E, appunto, questa responsabilità è tutta sulle spalle dei nostri ricercatori. Dopo Fabiola Gianotti (spokesperson di Atlas), Guido Tonelli (Cms) e Paolo Giubellino (Alice) la fisica italiana coglie con Campana un altro riconoscimento al suo valore internazionale, confermandosi una delle più importanti scuole del mondo.
Una situazione come questa accadde nella prima metà degli anni Ottanta con Carlo Rubbia, allora responsabile, che, nel 1984 vinse il Nobel. “Nel caso si facessero delle scoperte di un certo rilievo – commenta Marco Cattaneo, direttore responsabile del mensile Le Scienze – è chiaro che il Nobel andrebbe in primis al coordinatore. Il che significa aver ‘prenotato’ un riconoscimento così importante. Ma soprattutto vuol dire che la comunità scientifica internazionale riconosce alla Fisica italiana in quello specifico campo un livello e una qualità assolutamente fuori dal comune”.
Il ministro dell’Istruzione ha recentemente dichiarato che l’università sforna baroni e ‘scaldasedie’. Così ha liquidato la questione giustificando la sua riforma e i tagli ad essa connessi: “Che ci voglia una riforma dell’università sono il primo a dirlo”, continua Cattaneo. “Ma che venga fatta nei termini dettati dalla Gelmini e che i tagli siano fatti in maniera orizzontale è a mio giudizio una cosa folle. Ci vanno di mezzo alcune facoltà che funzionano benissimo, soprattutto quelle scientifiche: qui ci sono piccoli numeri e anche solo quattro soldi in meno fanno la differenza. Mettiamoci anche un po’ di burocrazia in più e si va a soffocare non la parte dell’università ‘baronale’, che vive per conto suo in altro modo, ma quella sana”.
I ricercatori italiani che sono al Cern fanno riferimento all’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare), il fiore all’occhiello della ricerca italiana. Qui fino ad oggi il presidente è sempre stato eletto dall’interno, per merito. “Presto si farà una legge delega sul riordino degli istituti di ricerca – conclude Cattaneo – ed è stato accettato che anche il Presidente dell’Infn sia di nomina ministeriale”. Anche uno dei pochi spazi non occupati dalla politica rischia quindi di essere “colonizzato”.