Non scotta più la poltrona di Mauro Masi: brucia, ormai. E in preda a una crisi di nervi, in cerca di una via d’uscita, il direttore generale della Rai è pronto a forzare leggi e regolamenti: ora pensa addirittura di licenziare Michele Santoro. Intanto, la lettera è stata consegnata stamattina, il conduttore di Annozero è stato sospeso per dieci giorni lavorativi, a partire dal 18 ottobre. Retribuzione a parte, significa due settimane di stop per il programma.
Il copione Rai è di seconda mano, eppure sempre con strategie diverse, nuove, a volte bizzarre. Masi ha dedicato le ultime ore a un sondaggio, personale e aziendale insieme, in vista del Cda di stamani. Il dg ha chiamato uno a uno i consiglieri di maggioranza per una domandina che pesa milioni di euro, svariate denunce, una lotta politica: io propongo di licenziare Santoro per giusta causa, ricordando i suoi insulti in diretta (in realtà si tratta dell’ormai celebre metafora del bicchiere, rivolta alle autorità in genere, ndr), voi che fate?
Prima di svelare i risultati (e anticipiamo, la sconfitta di Masi), suona divertente la risposta di un vicedirettore generale: “Due di picche, tanti. Quanti ne ha raccolti…”. Sul tabellone di viale Mazzini segnamo i contrari, nemmeno interpellati: Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten (Pd), Rodolfo De Laurentiis (Udc) e il presidente Paolo Garimberti. Postilla su Garimberti, a mo’ di scheda tecnica: spesso lascia l’opposizione per un’astensione o addirittura un aiutino a Masi, dunque va inserito tra i ‘no’ con beneficio d’inventario e tanto ottimismo. Correnti nel Pdl: Alessio Gorla e Antonio Verro detestano Santoro al pari di Masi, ma trovano l’idea di fare un dispetto al dg troppo appetitosa; l’ex finiano (?) Guglielmo Rositani è critico. Come la leghista Giovanna Bianchi Clerici e Angelo Maria Petroni, l’ambasciatore di Giulio Tremonti in Rai. Totale: 2 sì, 3 forse, 4 no.
La tattica di Masi
Il dg gioca per il pareggio, adesso: all’Ordine del giorno del Cda ha fissato un punto ambiguo, “sanzioni Santoro”. Stabilirle è competenza del direttore, quindi Masi si limiterà a comunicarle al cda che ne prenderà atto. E’ il provvedimento più grave che si possa prendere appena dopo il licenziamento. Ed è la tattica Masi, bellezza: dico, non dico, faccio, non faccio. Pochi dubbi sul sondaggio per licenziare Santoro: lui ci credeva davvero e, per guadagnare tempo, aveva chiesto una proroga per convocare il Consiglio. La presenza di un giudice della Corte dei Conti nel Cda, osservatore silenzioso e influente, avrà dissuaso i berlusconiani duri e puri perché, senza un fondato motivo e senza le pratiche burocratiche, cacciare il conduttore del programma di approfondimento più visto e più redditizio dell’intera televisione italiana significherebbe condannare l’azienda e condannarsi a un risarcimento milionario. Il giornalista potrebbe compilare all’istante la memoria difensiva, anche citando una parte di una lunga storia: la matricola che arriva in ritardo, i contratti di Marco Travaglio e Vauro mai pervenuti, i veti e divieti su scenografia, studio, luci. E il piano svelato dall’inchiesta di Trani: pressioni dal presidente del Consiglio, ostruzionismo dell’azienda, esposti all’Autorità di garanzia. E guarda un po’, sostituito Giancarlo Innocenzi (dimissionario per Trani) con il fedele Martusciello, i tre coordinatori del Pdl hanno scritto l’ennesima lettera all’Agcom contro Annozero.
Fallito il colpo grosso, anzi il colpo di mano, resta la “contestazione”: due settimane fa, proprio al debutto di Annozero, Masi ha avviato la procedura disciplinare per Santoro, l’accusa ha sparato, la difesa ha replicato. Ora tocca al dg che, già nel Cda di oggi, annuncerà la punizione per Santoro: sospeso dal lavoro per dieci giorni, da concordare con il direttore di rete, nel caso specifico Massimo Liofredi. Il dipendente ha venti giorni per ricorrere alla Commissione paritetica di viale Mazzini, assistito dal sindacato Usigrai, e poi fare causa all’azienda.
L’anticamera del licenziamento
Loris Mazzetti (capostruttura di Raitre) ha esperienza in materia: “Di ricente mi hanno sospeso per otto giorni per i miei articoli sul Fatto. Arrivare a dieci, per Santoro, significa transitare per l’anticamera del licenziamento”.
Soltanto una censura contro Annozero può salvare il soldato Masi, già di fatto liquidato da Silvio Berlusconi: l’ultimo contatto a voce tra il direttore generale e il presidente del Consiglio è vecchio di un mese. Non è casuale la freddezza di Verro, l’amministratore più berlusconiano della Rai, nei confronti di Masi: “Sono a casa influenzato. In collegamento telefonico con il Cda, ascolterò le proposte del dg sul caso di Santoro e poi farò le mie valutazioni”. Il sondaggio sul licenziamento di Santoro – confermato da un paio di vicedirettori generali e due consiglieri – diventa un sondaggio sul potere di Masi: vanno male entrambi. E nei pronostici per il Cda, seppur quotato al minimo, va contemplata una provocazione del direttore generale. Porre ai voti il licenziamento di Santoro per dimostrare a Berlusconi due cose: ho fatto la mia parte, i tuoi uomini no, chi è di troppo? Sin dai primi capricci con le direttive e le circolari, i mandati sul pluralismo, il contraddittorio e infine il contratto di servizio, Masi tenta di annullare il Cda. L’ha fatto per esautorare Carlo Freccero a Rai4 con una lettera che va oltre le sue competenze dirigenziali e, sempre nel Cda di oggi, sarà rimproverato dal Collegio dei sindaci e i suoi atti saranno carta straccia.