Milioni di italiani hanno scelto di guardare Annozero; la loro libera decisione ha letteralmente azzerato il direttore generale Masi al quale ormai resta la sola possibilità di querelarli tutte e tutti, dal momento che in queste ore non sa fare altro che minacciare e denunciare chiunque osi manifestare una opinione diversa dalla sua e da quella del piccolo Cesare. Se deciderà di andarsene ce ne faremo una ragione,anzi faremo festa perché questo signore non ha solo tentato di oscurare le trasmissioni sgradite al capo supremo, ma ha anche tentato di limitare il nostro diritto di scelta, colpendo a morte l’articolo 21 della Costituzione.
Non facciamoci, tuttavia, soverchie illusioni perché a Masi succederà un Masi bis. La sua possibile uscita dipenderà solo e soltanto dalla nostra protesta, ma anche e soprattutto da una congiura di palazzo, guidata dai boiardi del conflitto di interessi che lo ritengono ormai inutilizzabile, non spendibile neppure per portare a compimento le liste di proscrizione e l’oscuramento dei programmi sgraditi, alla vigilia di possibili elezioni anticipate.
Alle candidate e ai candidati viene chiesto un giuramento di assoluto vassallaggio, ma anche la disponibilità a eseguire gli ordini, a cominciare dall’immediata cacciata, per esempio, dell’infedele direttore di Raidue che non ha espulso Santoro e la sostituzione del direttore di Rai News Corradino Mineo per dare una lauta mancia alle camice verdi, che stanno conquistando, dentro il servizio pubblico, posizioni su posizioni, alla faccia di Roma ladrona!
Al nuovo direttore generale sarà chiesto, dopo aver regolato questi conti, di promuovere una grande campagna di mobbing esattamente contro quelle trasmissioni, quegli autori, quelle reti, che sono indicate con precisione nei verbali delle intercettazioni di Trani e più volte segnalate, in pubbliche interviste, dal fedelissimo ministro Romani. Uno dopo l’altro finiranno nel mirino dei pestatori mediatici Annozero, Ballarò, Presa Diretta, Parla con me, Report, il Tg 3, Che tempo che fa, Blu notte e via discorrendo; non c’è molto da inventare, perché, anche sotto questo profilo, Berlusconi segue sempre lo stesso schema, quasi da maniaco compulsivo. Torna sempre e comunque sul luogo del delitto o del tentato delitto.
Festeggiamo dunque il grande successo di Annozero e la sconfitta quasi certa di Masi, ma prepariamoci a fronteggiare nuovi mazzieri e nuove battaglie. Oggi per domani bisogna chiedere a tutte le autorità di garanzia ed istituzionali di vigilare sulle modalità di scelta del prossimo direttore generale che dovrà essere indicato dal governo e ratificato dal consiglio di amministrazione. Sarà l’ultimo direttore generale della repubblica di Salò o avrà le sembianze di una donna o di un uomo che almeno proverà a svolgere un ruolo di garanzia alla vigilia di possibili elezioni anticipate? Sarà un fedelissimo di Berlusconi e di Romani o si aprirà finalmente un dibattito pubblico sulla necessità di mettere fuori i partiti dal controllo diretto dell’azienda?
Perché non lanciare la proposta di chiudere la commissione di vigilanza e il consiglio di amministrazione e di affidare a presidente della Repubblica la nomina il un amministratore delegato che abbia davvero voglia di respingere ogni forma di interferenza indebita da parte di chiunque? Sia quel che sia, si potrà certo restare con le mani in mano e restare a guardare in attesa che il presidente del consiglio ci faccia conoscere la sua volontà e il nome del fedelissimo al quale sarà affidato l’incarico di gestire mediaticamente, a spese di tutti i contribuenti, la sua disperata campagna elettorale.
Per queste ragioni l’associazione articolo 21 chiederà a tutte le forze politiche disponibili, compreso il gruppo di Futuro e Libertà, di promuovere una azione coordinata perché attorno a questo tema si sviluppi una vera e propria campagna pubblica che impedisca ai congiurati di operare e di decidere nell’ombra, come già sta accadendo.
Non vorremmo che nell’attesa di una possibile privatizzazione della Rai, auspicata dal presidente Fini, si arrivasse, con complicità diffuse e trasversali, ad una sorta di privatizzazione della prossima competizione elettorale e ad una drastica riduzione del libero esercizio del voto.
Non si tratta, dunque, di essere solo solidali con Annozero e magari di festeggiare le dimissioni di Masi, ma si tratta, anche e soprattutto, di essere solidali con noi stessi e con l’articolo 21 della Costituzione.