Anche l’acqua puzza qui. Aliya guadagna 7 mila tenghe al mese, più o meno 3 euro e mezzo al giorno. Lavora come donna delle pulizie negli uffici pubblici del villaggio e con il suo stipendio non può permettersi di comprare l’acqua in bottiglia. Per un litro ci vogliono 100 tenghe, l’equivalente di 50 centesimi di euro. “Se dovessi comprare ogni giorno 4 litri al supermercato, in due settimane avrei speso tutto lo stipendio”. Per questo continua a usare quella comunale. E lo continua a fare nonostante quel che si dice in giro.
Spiega Svetlana Gumionava, insegnante di Chimica alla scuola locale: “Tre anni fa i ricercatori dell’Università di Uralsk (la città universitaria più vicina a Berezovka, ndr) hanno fatto dei controlli sulla nostra acqua e i risultati sono stati sorprendenti. Hanno trovato abbondanti quantità di cadmio, sostanza che crea problemi ai reni, al fegato e alla pressione. Molte persone, qui, hanno problemi di anemia: in una delle mie classi tutti gli alunni ne soffrono. Abbiamo spedito lettere alle società del Kpo, ad alcuni membri del Parlamento, a diversi ministri, ne abbiamo inviata una lettera perfino al presidente del Kazakistan per chiedere aiuto. Ma niente è cambiato”. Dell’acqua pubblica chi ha i soldi può fare a meno: basta andare al supermercato. Dell’aria no. Ed è proprio nell’aria che sembrano nascondersi i pericoli maggiori per gli abitanti. Peccato che il governo kazako non abbia mai realizzato una ricerca scientifica sulla qualità dell’aria. Quello che fanno le multinazionali è invece monitorarla costantemente attraverso una piccola società privata, la Gidromet Ltd, tra i cui clienti principali c’è proprio il consorzio Kpo. I test effettuati dalla Gidromet hanno sempre dato risultati positivi. Non convinti da questi numeri, alcuni abitanti del villaggio si sono dati da fare autonomamente, aiutati dalla ong americana Crude Accountability e dal Columbia Analytical Laboratory, un centro di analisi californiano. Per due anni, dal 2004 al 2005, hanno monitorato l’aria del villaggio. I risultati dicono che a Berezovka le sostanze pericolose presenti sono parecchie. Quella più percepibile è l’acido solfidrico. Nel 2005 ne sono stati trovati 5,09 ug per metro quadrato, un livello cinque volte superiore al massimo consentito negli Usa. E superiore anche agli standard ben più generosi del Kazakistan. Ma non è tutto. Ci sono altre sostanze, alcune classificate dall’Epa, l’agenzia per la protezione ambientale americana, come probabili cause di tumori. C’è ad esempio il metilencloride, che provoca perdita della memoria, problemi al sistema nervoso, al fegato, ai reni e al sistema cardiovascolare: di questo composto ne è stato trovato quasi nove volte il livello permesso dalla legislazione kazaka. Quantità simili per il toluene (considerato una possibile causa di cancro al pancreas, ai reni e al seno), per il solfuro di carbonio (allergie cutanee) e per l’acrilonitrile (classificato come possibile causa di tumori). Un altro problema riscontrato tra gli abitanti è la perdita della memoria a breve termine. Ryskal Shnaliyeva insegna inglese ai bambini del villaggio e racconta che la maggior parte dei suoi alunni non riesce a memorizzare le parole che si studiano: “Prima insegnavo in un’altra città e non avevo mai notato problemi del genere”, ricorda. La causa potrebbe essere l’alta concentrazione di xylene. Di questa sostanza chimica ne sono stati trovate quantità fino a 14 volte maggiori rispetto a quanto previsto dalle norme locali. Nella ricerca sulla qualità dell’aria – dicono gli abitanti – c’è anche la risposta alle nascite deformi degli animali e alla strana crescita di Medina. Nell’aria del villaggio è stata infatti riscontrata una presenza eccessiva di trimetilbenzene (fino a tre volte superiore ai limiti), tra le cui conseguenze c’è proprio quella dello sviluppo atipico del feto animale e umano.

INDIETRO

Il gas italiano che avvelena il Kazakistan

AVANTI
Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Usa e Cina verso la fine dell’embargo militare

next
Articolo Successivo

Chávez, autopsia della storia

next