Forse era convinta di averla fatta franca la preside di uno dei licei milanesi più blasonati, il classico Carducci, per le accuse e le denunce presentate nei suoi confronti dalla vicepresidente del suo consiglio di istituto Elisabetta Pellarin che da anni si batte per riportare correttezza nella gestione della scuola.

Lunga la serie di irregolarità denunciate: appalto delle gite senza gara, bilancio che alcuni ispettori avevano censurato, preziosi reperti artistici abbandonati in uno sgabuzzino, e più in generale metodi conduzione della scuola senza rispetto per i docenti. Tutte situazioni debitamente verificate da alcuni ispettori che avevano poi concluso la loro indagine con rapporti puntuali e richieste di intervento. I rapporti finivano di fatto su qualche scrivania dell’ufficio scolastico regionale e lì restavano senza seguito. Nemmeno un’interpellanza della senatrice pd Marilena Adamo aveva sbloccato la situazione, ma ecco la sorpresa.

La Pellarin ha indirizzato al dipartimento funzione pubblica l’ennesima denuncia, e questa volta è arrivata la risposta. Al direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio a cui ha scritto un ispettore della presidenza del Consiglio, dipartimento Funzione Pubblica (terreno di Brunetta). Una lettera inequivocabile in cui vengono riassunte tutte le irregolarità denunciate, ma soprattutto si chiede conto del fatto che non ci sia stata alcuna conseguenza. Nemmeno il traferimento d’ufficio della preside in questione. Che farà adesso Colosio? Potrà continuare ad adeguarsi al silenzio del ministro Gelmini, oppure dovrà tener conto delle sollecitazioni dell’ufficio di Brunetta? Ma quanto è complicato avere trasparenza nelle vicende della scuola italiana…

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