Il Procuratore generale di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone

Il boss della ‘ndrangheta, Antonino Lo Giudice, ha confessato di essere l’organizzatore degli attentati alla Procura generale di Reggio Calabria e all’abitazione del procuratore generale di Landro, in base a quanto ha dichiarato all’agenzia Ansa il Procuratore della Repubblica di Reggio, Giuseppe Pignatone.

”Antonino Lo Giudice –  ha spiegato il procuratore – ha chiesto di collaborare con la giustizia. Si è accusato di gravi reati e ha anche affermato di essere l’organizzatore degli attentati alla Procura generale, all’abitazione del Procuratore generale di Reggio e di avere fatto collocare un bazooka nei pressi degli uffici della Procura della Repubblica. Questi atti sono gia’ stati trasmessi alla Dda di Catanzaro per le valutazioni”.

Da parte sua il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha dichiarato: “Siamo in attesa di ricevere il verbale dell’interrogatorio di Antonino Lo Giudice. Al momento non conosciamo ancora il contenuto delle sue dichiarazioni”.

Pignatone ha inoltre riferito: “Nella notte, su indicazioni dello stesso Lo Giudice, sono state sequestrati 11 kalashnikov. Quelle armi, sempre secondo Lo  Giudice rappresentavano l’arsenale della cosca ed erano stati lasciati in un’armeria di Reggio Calabria per evitare che, fossero trovati dalla polizia in occasione di perquisizioni”. Anche Luciano Lo Giudice, fratello di Antonino è stato interrogato, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.

La polizia sta verificando la posizione del titolare dell’armeria per accertare se fosse consapevole del fatto che gli 11 kalashnikov che aveva avuto in consegna rappresentassero l’arsenale della cosca Lo Giudice. I mitra sequestrati, saranno sottoposti adesso a perizia balistica per accertare se sono stati utilizzati in qualche omicidio di ‘ndrangheta. Sulla base della rivelazioni di Antonino Lo Giudice sono scattate in queste ore tutta una serie di perquisizioni in occasione delle quali è stato sequestrato materiale ritenuto utile per i possibili sviluppi delle indagini.

Fermato dalla Squadra mobile di Reggio Calabria il 7 ottobre, Antonino Lo Giudice, era stato accusato da quattro pentiti. Due di loro, Consolato Villani e Roberto Moio, hanno recetemente iniziato a a collaborare con la giustizia. Villani è un affiliato alla stessa cosca Lo Giudice. Moio, invece, è un elemento di spicco della cosca Tegano ed è nipote di Giovanni Tegano, il capo dello stesso gruppo criminale, arrestato nello scorso mese di aprile dopo molti anni di latitanza. Gli altri due pentiti che hanno accusato Lo Giudice sono Maurizio Lo Giudice, fratello di Antonino, e Paolo Iannò. La collaborazione di Lo Giudice e Iannò, comunque, è cominciata da alcuni anni e le loro dichiarazioni sono già state utilizzate in varie inchieste contro la ‘ndrangheta. Dalle rivelazioni di Villani e Moio, la Dda si attende elementi significativi che consentano di aprire nuovi scenari nelle indagini contro le cosche reggine della ‘ndrangheta e sui suoi rapporti a tutti i livelli.

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