Fra la preoccupazione della comunità ebraica, i timori di revisionismo e le perplessità degli storici, va in scena un'esposizione che, almeno nelle intenzioni, si ripromette di fare i conti con il periodo più nero della storia tedesca
Tra timori di strumentalizzazioni revisioniste, le preoccupazioni della comunità ebraica e le cautele degli storici, l’esposizione si ripromette di fare i conti con il periodo più nero della storia tedesca. Per questo le precauzioni adottate sono tantissime. Alcuni esponenti della sinistra berlinese hanno chiesto di aumentare la vigilanza nei dintorni del museo, per evitare brutte sorprese.
L’intento è comunque di fare finalmente i conti con le atrocità naziste, rompendo l’ultimo tabù che ha resistito dal dopoguerra ad oggi. Almeno entro le mura del museo si pone apertamente la domanda: come fu possibile che il paese intero fu sedotto da Adolf Hitler?
“Mostrando queste immagini non stiamo cercando di occultare nulla – spiega Hans-Urlich Tarmer, curatore della mostra e professore di storia all’università di Münster – ma soltanto di mostrare il materiale in un modo critico. Non si tratta tuttavia di un’esposizione centrata solo su Hitler, piuttosto sul rapporto tra lui e la società tedesca”.
Contestualizzazioni necessarie, ribadite anche dall’altra curatrice, Simone Herpel, che pur ammettendo il rischio della fascinazione che tali oggetti esposti possono ancora suscitare, chiarisce che il compito dei curatori è quello di mostrarli nella giusta luce. “Ho già lavorato a diverse mostre sull’era del Nazismo e sulle SS. In effetti c’erano preoccupazioni che avrebbero attratto militanti neo-nazisti. Il nostro dubbio si concentrava se esporre o meno le uniformi. Nella mia esperienza si trattava di preoccupazioni ingiustificate”.
Ma no alle reliquie, pur offerte da alcuni collezionisti privati, né alla possibilità di farsi fotografare accanto ai busti del Fuehrer, appositamente raccolti insieme in uno spazio angusto e protetti da un vetro che li rende intoccabili. Le immagini della propaganda, tra cui anche un filmato che mostra la visita di Mussolini a Berlino nel 1937, sono accostate alle figure caricaturali create da Charlie Chaplin ne “Il grande dittatore”.
Nessun intento revisionista, insomma, anzi molta cautela. Giustificata. In Germania è stato appena pubblicato uno studio dai risultati shoccanti: 1 tedesco su 10 dichiara che sarebbe contento di avere una “guida” (Fuehrer in tedesco) che governi il paese con pugno di ferro. E forse ancora ancora più preoccupante, il 35% considera pericoloso che la Germania sia stata occupata da stranieri. Per fare i conti con la storia, insomma, non è mai troppo tardi.