Attentato suicida all’interno del parlamento ceceno. Quattro le vittime accertate, tredici i feriti. A riferirlo l’agenzia RIA No vosti. Poco prima l’Interfax, citando l’ufficio dello speaker del Parlamento, aveva confermato la notizia di una sparatoria in corso. Si è tratta di una vera e propria battaglia che al momento si è conclusa con l’uccisione di tutti i ribelli.
Secopndo quanto riferito dal presidente ceceno Ramzan Kadyrov, lo sgombero dell’edificio sarebbe avvenuto con “un’ operazione lampo conclusasi nel giro di 15-20 minuti”. Il numero esatto dei guerriglieri che hanno partecipato all’azione terroristica non è comunque ancora stato definito. ”Un veicolo con a bordo i terroristi si è introdotto nell’area del parlamento mentre entravano alcune auto con a bordo deputati” – ha riferito la polizia all’agenzia Ria Novosti – una persona si è fatta esplodere all’esterno dell’edificio mentre altri si sono diretti all’interno del parlamento”. Un ”attacco fallito” secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Interno russo, Rashid Nurgaliyev, che si trovava oggi in visita nella capitale della repubblica caucasica. Dopo aver risposto al fuoco, i militanti hanno occupato l’aula. Ci sarebbero anche diversi ostaggi. Secondo la radio Eco di Mosca e altre agenzie russe i guerriglieri sono stati uccisi.
A capo dell’operazione di sicurezza il leader ceceno Kadyrov, che ha avuto una conversazione telefonica con il premier russo Vladimir Putin il quale ha garantito la massima assistenza per tutti i coinvolti nell’attacco. Come preannunciato in un comunicato, è in corso la seduta del parlamento in cui si sta discutendo la legge di bilancio, alla presenza dello stesso presidente Kadyrov.
Il Cremlino sta cercando di arginare un’insurrezione fondamentalista islamica sempre più massiccia nel Caucaso settentrionale. E pur avendo dichiarato vittoria nella battaglia contro i separatisti ceceni, gli analisti sostengono che l’ondata di sparatorie e di attentati degli ultimi mesi dimostra che Mosca non è riuscita a contenere l’insurrezione. I leader locali ritengono che il movimento sia provocato anche dalla povertà , dalle rivalità tra clan e dalla corruzione.
La Cecenia è infatti la repubblica più turbolenta della federazione russa. Dopo un periodo di relativa calma, la violenza dei ribelli separatisti è tornata a crescere negli ultimi mesi. La popolazione cecena è in larga parte musulmana, con una parte di irriducibili combattenti. Già a partire dal 18mo secolo, quando Sheik Mansour guidò una guerra santa contro i russi, la Cecenia diventò la spina nel fianco sud della Federazione. Sotto l’Unione Sovietica, nel 1944, Stalin – che conosceva le pulsioni autonomiste dei ceceni – deportò l’intera popolazione in Asia centrale . Solo nel 1957, Nikita Krusciov permise loro di ritornare nelle terre d’origine. Al collasso dell’Urss nel 1991, l’Inguscetia (che era stata accorpata alla Cecenia, con Grozny capitale) scelse di diventare una repubblica della federazione russa, mentre la Cecenia dichiarò l’indipendenza. Nel 1994 il presidente Boris Eltsin inviò le truppe per schiacciare il movimento separatista, ma dopo due anni di guerra, si arrivò a una tregua e Mosca ritirò le sue truppe. Le forze russe sarebbero tornate nel 1999, dopo che il presidente Vladimir Putin accusò i ceceni di una serie di attentati. Era l’inizio di una seconda guerra contro gli indipendentisti, terminata, in teoria, solo l’anno scorso.
Tra le azioni più clamorose dei ribelli ceceni, si ricorda l’attacco a un teatro di Mosca nel 2002, quando furono presi 850 ostaggi, con la richiesta di metter fine alla guerra. Circa 120 persone furono uccise. Nel settembre 2004, terroristi ceceni assaltarono una scuola a Beslan, nell’Ossezia del nord: ci fu una strage, con 330 morti, metà dei quali bambini. Nel marzo di quest’anno, due donne kamikaze uccisero 39 persone in due stazioni della metro di Londra. L’attentato fu rivedicato dal leader ribelle Doku Umarov, l’uomo più ricercato di tutta la Russia. Putin ha insediato personaggi locali a lui fedeli alla testa del governo di Grozny. L’attuale presidente, Ramzan Kadyrov, è il figlio del presidente Akhmat Kadyrov, assassinato nel 2004.
Subito dopo la conclusione degli scontri, il premier russo Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica proprio con Ramzan Kadyrov. Lo riferisce il centro stampa del governo di Mosca. Kadyrov ha informato Putin di quanto accaduto e stando a quanto si apprende nessun parlamentare è stato colpito nell’attacco.