L’allarme lanciato oggi da ilfattoquotidiano.it sull’assenza del registro tumori in Campania è un dato su cui riflettere e che aiuta a comprendere la profonda sfiducia che è presente nelle popolazioni che oggi stanno manifestando sul Vesuvio e ieri nelle tante località del degrado ambientale.
La notizia purtroppo è nota da anni ma non si è fatto nulla per mettere in condizione le strutture sanitarie di avere la possibilità di fare degli screening sulle popolazioni campane.
Nel 2005 in Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti, siccome spesso impattavamo su denunce su presenze di malattie tumorali in aree interessate da impianti per il trattamento dei rifiuti come discariche e nella stessa area dell’inceneritore di Acerra, chiamammo tutte le Asl per una verifica sugli strumenti che di cui si erano dotati. E in quella sede scoprimmo che solo la ex Asl Napoli 4 era dotata del registro tumori e la cosa fu segnalata sia alla regione che alla Protezione civile, che pur non avendo competenza in materia ma agendo con i poteri commissariali, poteva sollecitare le iniziative necessarie. Siccome a questo si aggiungeva anche la presenza il problema delle diossine molto diffuse per gli incendi di materie plastiche e per la presenza di impianti inquinanti , si sollecitò anche uno studio per verificare , vista la particolarità delle diossine di depositarsi nei tessuti grassi, anche la eventuale presenza di diossine nel latte materno. Quello studio fu fatto su base volontaria, vista la delicatezza del tema trattato, e ad oggi, dopo alcuni anni, non sono stati ancora diffusi i dati.
Questi comportamenti accrescono la sfiducia dei cittadini e rendono complicato il rapporto con le Istituzioni. Gli organi di vigilanza e di controllo devono essere dotati di strumenti e risorse per funzionare, ma soprattutto devono agire nella trasparenza e garantire l’accesso democratico ai dati.
Solo così si può ricostruire un rapporto di fiducia completamente sfibrato.